Don Ciotti: Dio non ci abbandona a metà strada - Video
L'intervista de L'Azione a don Luigi Ciotti, ospite della Festa diocesana dei giovani.
La Festa dei giovani diocesana, tradizionale appuntamento organizzato dalla Pastorale giovanile nella vigilia delle Palme, ha fatto quest’anno tappa per la prima volta a Sacile, con un ospite di eccezione, don Luigi Ciotti, prete impegnato nella lotta contro le tossicodipendenze e le mafie, nonché fondatore di Libera, associazione che quest’anno tra l’altro festeggia vent’anni. Don Luigi ha fatto la sua comparsa sul palco allestito in piazza del Popolo accompagnato dalla scorta, subito dopo l’accoglienza e i saluti iniziali. Il suo è stato un intervento a ruota libera, variegato e appassionante, che i presenti (circa quattrocento giovani più tanti avventori della piazza) hanno ascoltato con molta attenzione.
Ciotti ha spronato i ragazzi a impegnarsi in prima persona nella lotta contro la corruzione e le mafie: due fenomeni strettamente correlati, ed entrambi (compreso quindi il secondo) ben radicati anche nel nostro Nord-Est. Ha ricordato una figura meno nota della lotta alla mafia: la giovane Rita Atria, figlia di un mafioso che scelse di essere testimone di giustizia, venendo per questo ripudiata dalla famiglia. Smise di lottare suicidandosi, a diciotto anni neanche compiuti, una settimana dopo l’assassinio di Paolo Borsellino, che era un po’ il suo padre adottivo.
Dopo l’intervento di Ciotti, i ragazzi si sono trasferiti dalla piazza ai locali della parrocchia dove hanno potuto partecipare a scelta a vari laboratori, o sarebbe meglio dire “tavole rotonde”, sui temi dell’interiorità, la fede, il sociale. All’intervento del vescovo Corrado e alla pausa cena è seguita la festa finale in piazza che ha visto esibirsi gli animatori di Sacile, gli Acoustic Taste, giovane e interessante cover band, gli scout di Motta e il gruppo Danze popolari di Conegliano.
Nel mentre, in Duomo, un gruppo di volontari guidati da don Massimo Rocchi, direttore del Brandolini-Rota di Oderzo, ha dato via all’evening worship, esperienza già collaudata a Oderzo che consiste nella possibilità di sostare in chiesa per un momento di preghiera guidato o per accostarsi al sacramento della riconciliazione. Alle 23.30 don Roberto Bischer ha chiuso benedicendo i partecipanti di una festa benedetta a sua volta anche dal bel tempo. Sacile ha dato a questa festa una caratteristica che le ultime edizioni, “chiuse” dentro le mura dei collegi, non potevano avere: l’apertura alla città. La presenza di don Ciotti, e di questi ragazzi in cammino tra le due piazze di Sacile, sono state una testimonianza vivente che ha creato, nel suo piccolo, un’atmosfera veramente da Gmg.
INTERVISTA A DON CIOTTI
E' la capacità di tenere insieme fede e vita, vangelo e cronaca, che fa di don Ciotti un credente ascoltato e stimato. Intervistato dall’Azione subito richiama l’attenzione su quanto sta avvenendo in questo momento di crisi economica: «Le mafie, avendo tanto denaro, si fortificano, e corruzione e mafia sono le due facce della stessa medaglia. Siamo chiamati a interrogarci e la Chiesa lo sta facendo con chiarezza: c’è una Chiesa capace di guardare verso il cielo e non distrarsi rispetto ai problemi terreni».
Le mafie sono presenti anche nel Nord-Est, e sono una realtà a cui non siamo abituati. Cosa possiamo fare per riconoscerle e contrastarle? «Consapevolezza e responsabilità sono due parole che vanno messe insieme. Essere consapevoli vuol dire essere responsabili, vuol dire conoscere. Abbiamo troppi cittadini a intermittenza, che si commuovono davanti ad una tragedia, ma non basta commuoversi, occorre muoversi: tutti. I mafiosi non si riconoscono per strada: la mafia si presenta informe, e i corrotti sono persone attente, gentili, servizievoli. Noi dobbiamo essere sempre più capaci di fare la nostra parte, di metterci in gioco, di essere trasparenti e di contaminare con la nostra testimonianza i ragazzi che ci osservano. Occorrono adulti veri, coerenti, credibili, punti di riferimento autentici».
Rispetto ai tempi di Falcone e Borsellino, com’è cambiata la percezione della gente nei confronti della mafia? «Ogni giorno c’è un morto per mafia in Italia: non fa più notizia. Non è sempre vero che si ammazzano tra di loro, tante sono vittime innocenti, persone È scambiate per altre. Il Viminale dice che dal 1992 ad oggi ci sono state oltre 3.500 vittime di mafia: la nostra società deve interrogarsi su questo. E non dimentichiamo i “morti vivi”, ovvero le vittime di ecomafie, estorsioni, usura, prostituzione, droga, appalti. Tutte queste modalità uccidono l’impresa pulita, la dignità e la libertà di tante persone».
Quale messaggio per i giovani diocesani? «L’augurio che posso fare ai ragazzi è di vivere, e non lasciarsi vivere. Di riempire la vita di vita, di senso, di significato, di scelte. Questi ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento veri, coerenti, credibili. È un mondo adulto che deve interrogarsi: siamo chiamati alla testimonianza cristiana e all’assunzione della nostra responsabilità civile, a saldare la terra con il cielo».
Che messaggio vuole lasciare ai nostri lettori? «Abbiamo bisogno di non dimenticarci che Dio ci manda le sue provocazioni tutti i giorni. Ci chiede di essere veri, coerenti, credibili. Il giudice Rosario Livatino, vittima della mafia, nel suo diario scrisse che Dio alla fine della vita non ci chiederà se siamo stati credenti ma credibili. Il nostro essere credenti passa dalla credibilità delle cose che facciamo, dal nostro metterci in gioco, dalla nostra preghiera e dal nostro silenzio, per guardarci dentro e guardarci intorno. Dio non abbandona mai i suoi amici a metà strada». AP
a Festa dei giovani diocesana,
tradizionale appuntamento
organizzato dalla Pastorale
giovanile nella vigilia delle
Palme, ha fatto quest’anno tappa
per la prima volta a Sacile, con un
ospite di eccezione, don Luigi
Ciotti, prete impegnato nella lotta
contro le tossicodipendenze e
le mafie, nonché fondatore di Libera,
associazione che quest’anno
tra l’altro festeggia vent’anni.
Don Luigi ha fatto la sua comparsa
sul palco allestito in piazza del
Popolo accompagnato dalla scorta,
subito dopo l’accoglienza e i saluti
iniziali. Il suo è stato un intervento
a ruota libera, variegato e
appassionante, che i presenti (circa
quattrocento giovani più tanti
avventori della piazza) hanno ascoltato
con molta attenzione.
Ciotti ha spronato i ragazzi a impegnarsi
in prima persona nella
lotta contro la corruzione e le mafie:
due fenomeni strettamente
correlati, ed entrambi (compreso
quindi il secondo) ben radicati anche
nel nostro Nord-Est. Ha ricordato
una figura meno nota della
lotta alla mafia: la giovane Rita
Atria, figlia di un mafioso che scelse
di essere testimone di giustizia,
venendo per questo ripudiata dalla
famiglia. Smise di lottare suicidandosi,
a diciotto anni neanche
compiuti, una settimana dopo l’assassinio
di Paolo Borsellino, che era
un po’ il suo padre adottivo.
Dopo l’intervento di Ciotti, i ragazzi
si sono trasferiti dalla piazza
ai locali della parrocchia dove
hanno potuto partecipare a scelta
a vari laboratori, o sarebbe meglio
dire “tavole rotonde”, sui temi dell’interiorità,
la fede, il sociale. Al-
L
l’intervento del vescovo Corrado e
alla pausa cena è seguita la festa
finale in piazza che ha visto esibirsi
gli animatori di Sacile, gli Acoustic
Taste, giovane e interessante
cover band, gli scout di Motta
e il gruppo Danze popolari di
Conegliano. Nel mentre, in Duomo,
un gruppo di volontari guidati
da don Massimo Rocchi, direttore
del Brandolini-Rota di Oderzo,
ha dato via all’evening worship,
esperienza già collaudata a
Oderzo che consiste nella possibilità
di sostare in chiesa per un
momento di preghiera guidato o
per accostarsi al sacramento della
riconciliazione. Alle 23.30 don Roberto
Bischer ha chiuso benedicendo
i partecipanti di una festa
benedetta a sua volta anche dal bel
tempo.
Sacile ha dato a questa festa una
caratteristica che le ultime edizioni,
“chiuse” dentro le mura dei collegi,
non potevano avere: l’apertura
alla città. La presenza di don
Ciotti, e di questi ragazzi in cammino
tra le due piazze di Sacile,
sono state una testimonianza vivente
che ha creato, nel suo piccolo,
un’atmosfera veramente da
Gmg.
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