Il Papa ai giornalisti di Tv2000: "Risvegliate le parole ed aprite alla cultura dell'incontro"
Ricevendo in udienza i dirigenti e i dipendenti di TV2000, papa Francesco mette in guardia dai rischi dei "luoghi comuni", della "disinformazione" e dell'"allarmismo catastrofico"
Un discorso forte in cui il Santo Padre ha spezzato una lancia in favore della buona informazione, quella che non calunnia e che non diffama ma che, piuttosto, promuove la “cultura dell’incontro”.
Ricevendo stamattina in udienza i dirigenti, i dipendenti e gli operatori di TV2000, papa Francesco ha esordito con espressioni di scherzoso affetto, scusandosi per il ritardo: “un’udienza, si dice, mezz’oretta, ma poi sono 40 minuti, l’altra lo stesso, e così il conto lo pagate voi…”.
Ringraziando il presidente della Fondazione Comunicazione e cultura, monsignor Piero Coccia, e il direttore di TV2000, Paolo Ruffini, per gli omaggi rivoltigli, il Pontefice ha rivolto un saluto speciale al direttore delle news di TV2000, Lucio Brunelli, ricoverato in ospedale.
In quanto “Televisione della Chiesa italiana”, ha raccomandato il Papa, TV2000 è chiamata a vivere “con maggiore responsabilità” il proprio servizio.
“I media cattolici - ha osservato Francesco - hanno una missione molto impegnativa nei confronti della comunicazione sociale: cercare di preservarla da tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini”.
Se da un lato, la comunicazione è spesso stata “sottomessa alla propaganda, alle ideologie, a fini politici o di controllo dell’economia e della tecnica”, dall’altro ciò che le giova è principalmente “la parresia, cioè il coraggio di parlare in faccia, di parlare con franchezza e libertà”, non certo il “tatticismo” o il parlare “artefatto, poco comunicativo, insipido” o da “laboratorio”.
Il vero comunicatore è colui che sa “risvegliare le parole” e si mantiene libero “rispetto alle mode, ai luoghi comuni, alle formule preconfezionate, che alla fine annullano la capacità di comunicare”.
Primo compito di chi si occupa di comunicazione è quello di saper “risvegliare le parole”, perché “ogni parola ha dentro di sé una scintilla di fuoco, di vita”, che va risvegliata.
In secondo luogo, la comunicazione deve evitare sia di “riempire” che di “chiudere”. Si tende a riempire “quando si tende a saturare la nostra percezione con un eccesso di slogan che, invece di mettere in moto il pensiero, lo annullano”.
La chiusura, invece, avviene quando si evita di “percorrere la via lunga della comprensione” e si preferisce “quella breve di presentare singole persone come se fossero in grado di risolvere tutti i problemi, o al contrario come capri espiatori, su cui scaricare ogni responsabilità”.
Tale atteggiamento non tiene conto della “complessità della vita reale” e “pretende di correre subito alla soluzione”: ciò è “un errore frequente dentro una comunicazione sempre più veloce e poco riflessiva”.
“Aprire e non chiudere” è quindi il “secondo compito del comunicatore”, il quale “sarà tanto più fecondo quanto più si lascerà condurre dall’azione dello Spirito Santo, il solo capace di costruire unità e armonia”.
Terzo compito degli operatori della comunicazione è “parlare alla persona tutta intera”, evitando i “peccati” della “disinformazione”, della “calunnia” e della “diffamazione”: dei tre il più “insidioso” è la “disinformazione”, che porta “all’errore” e a “credere soltanto una parte della verità”, oscillando “tra allarmismo catastrofico e disimpegno consolatorio, due estremi che continuamente vediamo riproposti nella comunicazione odierna”.
Parlare alle “persone intere”, significa parlare “alla loro mente e al loro cuore, perché sappiano vedere oltre l’immediato, oltre un presente che rischia di essere smemorato e timoroso”.
I tre principi menzionati dal Papa - risvegliare le parole; aprire e non chiudere; parlare a tutta la persona - concretizzano “quella cultura dell’incontro, oggi così necessaria in un contesto sempre più plurale” e che “richiede di essere disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”.
Accennando all’attuale “fase di ripensamento e riorganizzazione” della loro “professionalità al servizio della Chiesa”, il Santo Padre ha ringraziato i dirigenti e i dipendenti di TV2000, per il loro lavoro svolto con “onestà professionale” e “morale”, “competenza” e “amore al Vangelo”.
Per concludere, il Pontefice ha affidato i presenti “alla protezione della Madonna e di San Gabriele Arcangelo”: quest’ultimo è stato “il comunicatore più importante”, in quanto ha comunicato la “grande notizia” della venuta al mondo di Gesù Cristo il Salvatore.
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