Il nostro cardinale!
Mons. Beniamino Stella è diventato cardinale sabato mattina nella Basilica Vaticana.
La Chiesa ha bisogno di voi, “ha bisogno del vostro coraggio per annunciare il Vangelo”. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto stamani a 19 nuovi cardinali, creati nel Concistoro nella Basilica Vaticana, nel giorno in cui si celebra la festa della Cattedra di San Pietro. Era assente il cardinale Loris Capovilla, che riceverà la berretta, nei prossimi giorni, a Bergamo. Alla celebrazione ha preso parte anche il Papa emerito, salutato con affetto da Papa Francesco all’inizio della cerimonia. Con un gesto di grande umiltà, Benedetto XVI si è levato lo zucchetto nel momento del saluto al Pontefice.
La consegna di un anello, l’imposizione di una berretta, l’assegnazione di un titolo: gesti semplici, ripetuti nel primo Concistoro di Papa Francesco come tante altre volte nella storia bimillenaria della Chiesa. Gesti, però, che hanno una forza sempre nuova, simbolo di quella comunione che lega inscindibilmente il Vescovo di Roma ai suoi fratelli cardinali. Proprio a questo vincolo d’amore, ha fatto riferimento il neo-cardinale Pietro Parolin che, a nome di tutti i nuovi porporati, ha salutato Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto, presente anch’egli alla cerimonia. Un saluto, quest’ultimo, accompagnato da un lungo emozionato applauso. Il segretario di Stato vaticano ha innanzitutto espresso la gratitudine al Pontefice per la fiducia riposta nei nuovi cardinali:
“E’ la fiducia che sapremo rispondere, con fedeltà, generosità e perseveranza, alla chiamata contenuta nel simbolo della porpora ed esplicitata dall’esortazione che accompagna l’imposizione della berretta, ad essere pronti a 'comportarci con fortezza usque ad sanguinis effusionem per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa'”.
Il cardinale Parolin ha, quindi, rammentato l’esortazione del Papa, nel primo giorno del suo Pontificato, a camminare alla presenza del Signore per edificare la Chiesa. Un tema, quello del “camminare e poi costruire e confessare” al quale Papa Francesco ha dedicato la sua omelia riprendendo le parole della sua prima Messa in Cappella Sistina, il giorno dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro. Il Vangelo di oggi, ha osservato, ci dice che Gesù camminava davanti ai suoi discepoli:
“Questo ci colpisce nei Vangeli: Gesù cammina molto, e istruisce i suoi lungo il cammino. Questo è importante. Gesù non è venuto ad insegnare una filosofia, un’ideologia… ma una 'via', una strada da percorrere con Lui, e la strada si impara facendola, camminando. Sì, cari Fratelli, questa è la nostra gioia: camminare con Gesù”.
Ma questo, ha avvertito, “non è facile, non è comodo, perché la strada che Gesù sceglie è la via della croce”. E così quando ai discepoli “preannuncia la sua passione, morte e risurrezione” restano stupiti “e pieni di timore per quello che Gesù avrebbe dovuto subire, e che anche loro rischiavano di subire”. Diversamente dai discepoli di allora, ha soggiunto il Papa, “noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza”. Eppure, ha detto, “siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”:
“E quando si pensa in modo mondano, qual è la conseguenza? «Gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si sdegnarono. Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni… Allora questa Parola che oggi il Signore ci rivolge è tanto salutare! Ci purifica interiormente, fa luce nelle nostre coscienze, e ci aiuta a sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi Membri”.
Gesù, ha proseguito, “si accorge che c’è bisogno di parlare ai Dodici, si ferma, e li chiama a sé”. E proprio di questa chiamata la Chiesa ha bisogno anche oggi:
“…ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, con me e tra di voi. La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera che, con l’annuncio della Parola, è il primo compito del Vescovo. La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo”.
Il Papa ha così espresso “vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni”. “Dobbiamo lottare – ha ribadito a braccio – contro ogni discriminazione!”. La Chiesa, ha detto, “ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene”. E questa nostra preghiera, ha soggiunto, “si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose”:
“La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere. Fare la pace! Artigiani della pace! Per questo invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza, dall’esclusione e dalla guerra”.
Dopo l’allocuzione, il Papa ha elencato il nome dei nuovi cardinali che a loro volta hanno giurato fedeltà alla Chiesa:
“Ego Petrus, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis Parolin, promitto et iuro…”
Quindi, il simbolico e suggestivo momento dell’imposizione della berretta, della consegna dell’anello cardinalizio e dell’assegnazione del titolo o della diaconia. Momento seguito dall’abbraccio di pace con il Papa e con i confratelli, segno visibile di quella comunione ecclesiale che dà forza alla testimonianza intrepida di Cristo nella Citta di Roma e nelle regioni più lontane.
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