Pastorale giovanile. L’educatore testimone del bene
Anche la nostra diocesi a Genova per il XIII Convegno nazionale di pastorale giovanile
Il cielo uggioso, che la scorsa settimana incombeva su Genova, si è illuminato della passione dei partecipanti al XIII Convegno nazionale di pastorale giovanile, organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Gli oltre 500 partecipanti sono stati accolti dal cardinale Angelo Bagnasco che ricorda come educare significhi dare alla persona il coraggio verso se stessa, sostenendola nella conquista della libertà sua propria e nella ricerca della sua strada verso Dio: l’uomo è infatti per l’uomo la via verso Dio.
Mons. Franco Giulio Brambilla spiega che nessun progetto e nessuna cura possono essere I coltivati senza risvegliare la nostalgia del desiderio, senza il ricordo della patria da cui veniamo e della terra promessa a cui vorremmo approdare. L’indagine sulla generazione dei giovani del dr. Nando Pagnoncelli e del dr. Pierpaolo Triani restituisce un’immagine nuova rispetto a quella propugnata dai mass media: l’immagine di giovani attraversati dal desiderio, che spesso però non trovano un contesto favorevole, non incontrano risorse e processi che permettano di concretizzare. Il nodo educativo ruota allora attorno alla possibilità di prendere sul serio tali aspirazioni, offrendo loro proposte, contenuti, ideali, valori con cui misurarsi.
I sacerdoti salesiani don Rossano Sala e don Domenico Ricca, dal 1979 cappellano del carcere minorile di Torino, pongono ancora una volta l’accento sullo stile dell’educatore, testimone della verità, della bellezza e del bene, che parla di Dio perché parla con Dio, nella priorità del discepolato rispetto all’apostolato, della spiritualità rispetto alla pastorale. Le parole del convegno hanno trovato concreto respiro nei momenti di preghiera e nelle celebrazioni, nel confronto e nelle testimonianze della giornalista Costanza Miriano, moglie e madre di quattro figli, e di suor Carolina Iavazzo, impegnata nella lotta contro le ingiustizie e i soprusi nella condivisione con i più poveri e con i feriti, dapprima a Brancaccio con padre Pino Puglisi e oggi nella Locride: entrambe ricordano che i giovani hanno bisogno di amore e di tanta verità, della verità che ci viene dal vangelo.
Ed infine nella testimonianza di don Michele Falabretti, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Giovanile, che a conclusione del convegno dal proprio letto di ospedale ricorda le parole del Salmo 8: cosa è mai l’uomo perché Dio se ne prenda cura? e rilancia: «Forse è arrivato il tempo in cui anche noi, con stupore, siamo chiamati a tornare a questo chinarsi di Dio sull’uomo per prendersene cura. Se Dio, in Gesù, ci ha mostrato tutta la sua tenerezza per l’uomo, allora lo faccio anch’io. Allora sono pronto a metterci su la vita. È qui, è soltanto qui che nasce la più vera e profonda passione educativa ».
Questa è quindi la sfida lanciata a tutti gli operatori di pastorale giovanile che svolgono il loro servizio non solo a livello diocesano e regionale, bensì anche all’interno di aggregazioni laicali e di organismi religiosi, in accoglimento dell’urgenza espressa da papa Francesco di renderne sempre più stabile la partecipazione alla pastorale d’insieme della Chiesa.
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