CONTRO I CRISTIANI UN’OSTILITÀ CRESCENTE
L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.
"Vorrei esprimere nuovamente la mia vicinanza spirituale e paterna al popolo dello Sri Lanka”. Così, all’Angelus di lunedì scorso, papa Francesco ha manifestato la sua vicinanza al cardinale Malcolm Ranjith Patabendige Don e alla diocesi di Colombo, dove sono avvenuti gli attentati del giorno di Pasqua. “Prego per le numerosissime vittime e feriti – ha ribadito il Pontefice – e chiedo a tutti di non esitare a offrire a questa cara nazione tutto l’aiuto necessario”. “Auspico – ha affermato ancora con forza – che tutti condannino questi atti terroristici, atti disumani, mai giustificabili”. Nei diversi attentati, che hanno colpito il Paese asiatico, si contano oltre 300 morti e centinaia di feriti. Alcuni terroristi – legati, a quanto pare, a gruppi estremisti di matrice islamista – si sono fatti esplodere negli hotel frequentati dai turisti stranieri, con l’obiettivo di dare risonanza internazionale alle loro istanze e di minare una delle principali fonti di reddito (il turismo). Altri, invece, hanno attaccato alcune chiese (due cattoliche e una protestante), gremite per le feste pasquali: sono stati presi di mira i cristiani in quanto tali, proprio nel giorno della festa della resurrezione di Cristo. In Sri Lanka i cristiani, in gran parte cattolici, sono una minoranza significativa che si attesta attorno all’8 per cento (le religioni maggioritarie sono il buddismo e l’induismo, mentre i musulmani sono circa il 9 per cento). Comunità srilankesi sono presenti anche sul nostro territorio, anche nella nostra diocesi, ed i cattolici partecipano volentieri alla vita delle nostre parrocchie.
All’origine delle azioni terroristiche del giorno di Pasqua, quindi, vi sono diversi motivi che si intrecciano tra loro: questioni di politica interna e tensioni di carattere etnico e culturale, ma anche motivi di carattere religioso. Molte vittime sono state colpite perché cristiane, a causa della loro fede in Cristo. Quella dello Sri Lanka, infatti, è una comunità cristiana molto viva, con un’identità spirituale ben definita. Lo testimoniano le parole di don Matteo Malosto, della diocesi di Verona, ove risiede una comunità srilankese molto numerosa e vivace: «Custodisco gelosamente nel cuore le messe celebrate in Sri Lanka. Come un tesoro prezioso. Alcuni particolari, specialmente oggi, riaffiorano vivi, nitidi. Le chiese erano sempre strapiene... la pienezza che respiravo era soprattutto quella della fede, di gente che ci crede veramente. Che non ha bisogno di teatro, prediche brillanti, canti coinvolgenti. Gli basta Cristo». Come obietta qualcuno, vi sono certamente molti altri “martiri” nel mondo, vittime di ingiustizie e soprusi, che ogni giorno vengono messi a morte. Molte, nel mondo, le minoranze schiacciate e vittime di guerre in cui entrano in gioco, purtroppo, anche motivi di carattere religioso. Basti pensare al Medio Oriente: quanti musulmani – soprattutto civili, donne e bambini – sono morti e continuano a morire in questi anni? E tuttavia quella contro i cristiani, come testimoniano le statistiche della Ong Porte Aperte, sembra un’ostilità crescente: con i dati aggiornati al 2018, sarebbero oltre 200 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Una persecuzione coperta oltre tutto da un certo imbarazzato riserbo di politici, istituzioni e “maître à penser”. Hanno fatto un certo scalpore, nel giorno di ieri, i tweet di alcuni politici americani che, forse nel nome del “politicamente corretto”, hanno chiamato le vittime degli attentati di Colombo con una curiosa circonlocuzione “adoratori della Pasqua” (in inglese: “Easter worshipers”) e non con il più semplice e diretto “cristiani”. Dava fastidio l’esplicito riferimento a Cristo? Pochi giorni fa, nei suoi Appunti, papa Benedetto aveva scritto che «anche oggi Dio ha i suoi testimoni (martyres) nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli... La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente». Su questo punto, è impossibile non essere d’accordo con lui: i martiri ci sono, anche oggi, e noi siamo chiamati a riconoscerli, a pregare per loro e lasciarci interpellare per una fede più autentica e coraggiosa.
Alessio Magoga
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento