IO PENSO PER ME, E GLI ALTRI SI ARRANGINO
L'editoriale di questa settimana.
Sta serpeggiando nel nostro Paese una specie di umore tossico, un sentimento che potremmo definire come disprezzo e derisione per il povero e per chi aiuta il povero. L’economista Zamagni ha coniato una parola nuova per definire questa situazione “aporofobia” che vuol dire paura del povero. Al di là degli scontri quotidiani tra le forze del governo che tengono con il fiato sospeso l’opinione pubblica sulla tenuta del governo, c’è un continuo martellamento dei responsabili politici, soprattutto sul versante leghista, di denigrazione e di accuse a tutte le reti di solidarietà: “È finita la mangiatoia”, “Basta con il business della solidarietà”. Parole ingiuriose che diventano poi anche iniziative politiche di repressione. L’attacco più evidente e feroce è contro tutte le azioni di solidarietà nei confronti dei migranti con la chiusura dei porti, l’incriminazione delle Ong che soccorrono i naufraghi, il taglio al contributo statale a coloro che organizzano i centri di prima accoglienza, il diniego sistematico di permesso di soggiorno a chi non è rifugiato politico, il finanziamento del governo di Tripoli per riportare indietro chi tenta l’approdo alle coste italiani con l’ammassamento in lager dove si compiono le più nefande azioni verso questi esseri umani. Ma oltre a questo, non si sta finanziando adeguatamente il fondo per l’assistenza delle persone con gravi disabilità e per gli anziani non autosufficienti, si è tagliato il bonus per le baby sitter, si attaccano le case-famiglia per minori accusandole di fare profitti proponendo una commissione d’inchiesta nei loro confronti...
E poi si è tentato di raddoppiare l’Ires agli enti non profit e nelle carceri la linea imperante è punizione rigorosa e niente riabilitazione.
Il Terzo Settore
Dietro a queste azioni c’è una ideologia che concentra nel potere politico tutta l’azione di risanamento sociale mortificando tutto ciò che nasce dal basso, dalla cosiddetta società civile, cioè dall’iniziativa spontanea dei cittadini, nonostante tutto il parlare di popolo e delle sue esigenze. L’azione che nasce dalla società civile è andata crescendo nel paese nei decenni passati, segno di un maggior senso civico. Questa coscienza ha trovato la sua concretizzazione nella legge quadro del Terzo Settore del 2016. Si chiama con questo nome la realtà che sta tra lo stato e l’economia di mercato e che supplisce gli inevitabili limiti dell’uno e dell’altra creando maggior benessere ed equità e sanando tante situazioni di bisogno. La legge prendeva in considerazione tutto il settore dell’economia sociale, quella che non punta solo a fare profitto, ma mette in primo piano - come le cooperative sociali - l’integrazione dei settori emarginati della società; intendeva riordinare il vasto campo del volontariato che si è dimostrato una risorsa preziosissima di sviluppo sociale; istituiva il servizio civile universale, altro strumento di beneficio sociale oltre che di valore educativo delle nuove generazioni. In quanto legge quadro era prevista una serie di decreti attuativi dei vari capitoli, ma ora con il nuovo governo tutto si è rallentato o anche del tutto fermato. La legge prevede la stesura del Codice del Terzo Settore ma nessuno ne parla. Aveva istituito il Consiglio Nazionale, ma si è riunito una sola volta, invece di una volta ogni tre mesi come era stabilito.
L’indifferenza dei cittadini
La cosa più preoccupante è che tutte queste iniziative di governo passano senza trovare ostacoli perché rispecchiano la mentalità di larga parte dei cittadini. L’attacco al mondo della solidarietà sociale prima di essere una questione politica è una questione culturale. Tante persone hanno perduto il senso di responsabilità verso la società che nasce dalla consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia e di essere legati alla stessa sorte. È diminuita la consapevolezza che se parti della società soffrono, tutta la società soffre. Prevale uno spirito individualistico che tende ad assicurare benefici per se e che gli altri si arrangino. È in atto un degrado sociale che preoccupa e fa gridare a molti “Restiamo umani!”. Una simile situazione deve pesare fortemente sulla coscienza di coloro che appartengono alla comunità cristiana che ha come sua missione quella di promuovere la solidarietà sociale che è espressione ineliminabile del più genuino amore cristiano.
Gianpietro Moret
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