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Tornare alle persone

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

Tornare alle persone

Una riflessione sulle amministrative 2021, a caldo e da quel punto prospettico che è il Nordest, si impone. Anche perché sembra che, a livello nazionale, una tale analisi non sia particolarmente frequentata. Il Nordest - dobbiamo riconoscerlo - non sembra essere così a cuore agli osservatori politici della Nazione. Vale la pena, quindi, indugiare con lo sguardo sulle nostre regioni, come anche altri analisti locali, in verità, hanno già fatto e stanno facendo in questi giorni.

Mi permetto pertanto alcune – forse ovvie – considerazioni sul voto di domenica e lunedì scorsi. La prima considerazione riguarda il dato dell’astensionismo: quasi il 50 per cento. Una persona su due non si è recata alle urne. Tenendo conto che si tratta di amministrative – e dunque di quella forma di politica più vicina alla gente, in molti casi la più apprezzata, per il coinvolgimento diretto nei problemi della comunità – è un dato che preoccupa doppiamente. Segnala, infatti, una disaffezione nei confronti delle istituzioni democratiche che chiede di essere assunta dai politici – sia chi ha vinto, sia chi ha perso – ed anche da chi ha qualche responsabilità in ambito formativo ed associativo... Ragionando sulle cause di questa disaffezione, sono molte quelle che sono già state individuate. La più gettonata è la delusione nei confronti di una politica ad alto tasso di conflittualità, che ci accompagna purtroppo da troppo tempo. Alcuni parlano addirittura dello smascheramento del “populismo”, ma mi sembra un po’ troppo presto per arrivare a simili conclusioni. Bisogna fare attenzione a non dare a queste consultazioni un eccessivo rilievo, quasi fossero il punto di arrivo di un intero processo: è più probabile che siamo ancora dentro ad una fase “fluida” di trasformazione della politica, che non sappiamo bene ancora dove condurrà. Anche se alcuni segnali sembrano piuttosto chiari…

L’altro dato – a mio avviso abbastanza evidente – è che sono stati premiati dei candidati che hanno dato l’impressione di essere in qualche modo affidabili, capaci di dare risposte efficaci ai problemi reali. Non sono state votate, quindi, tanto le “ideologie” o le visioni a grande respiro, ma le persone che sembravano poter affrontare meglio le questioni. Da questo punto di vista, in Veneto (ma – mi sembra – anche in Friuli) hanno sostanzialmente retto i candidati del centrodestra a differenza di altri contesti (le grandi metropoli italiane), ottenendo in diversi casi dei risultati buoni e anche molto buoni. Anche perché qui, nel Nordest, i rappresentanti del centrodestra si sono mossi (per lo più) seguendo la linea “prammatica” zaiana piuttosto che quella salviniana a maggiore tasso “ideologico”.

Forse la politica potrà recuperare l’interesse di quel 50 per cento della popolazione che non è andato a votare nella misura in cui tornerà ad essere vero luogo di dialogo e di confronto. Pare abbastanza evidente, inoltre, che il consenso si costruisce “alla vecchia maniera”, cioè incontrando le persone sul territorio, mentre quello costruito soltanto sui social, alla lunga, non regge. Forse è troppo presto per dire che questa lezione sia stata appresa una volta per tutte, tuttavia sembra la direzione da perseguire con coraggio e determinazione nel prossimo futuro dalla politica, nelle sue varie forme. Forse da qui – dagli incontri con le persone e dal radicamento sul territorio – bisogna ripartire per una stagione politica nuova.

Alessio Magoga

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