"Dammi da bere"
La riflessione sul vangelo della domenica.
Domenica 19 marzo - III di Quaresima - anno A - terza settimana del Salterio - colore liturgico viola Es 17, 3-7; Sal 94; Rm 5, 1-2. 5-8; Gv 4, 5-42
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore
Oggi la liturgia ci porta al pozzo di Giacobbe dove il Maestro di Nazareth, stanco per il viaggio e sfinito dal caldo torrido del mezzogiorno palestinese, si siede al pozzo di Giacobbe. Qui avviene l’incontro con la Samaritana, seguito dalla strana richiesta di Gesù: “Dammi da bere”. Strana perché mai e poi mai quella donna si sarebbe aspettata una simile richiesta. Il fatto di essere donna, e per giunta samaritana, avrebbe dovuto scoraggiare quell’uomo giudeo a chiedere dell’acqua. E poi, se non bastasse, una donna che va al pozzo a mezzogiorno – quando tutti sono rintanati a casa – è una che ha qualcosa da nascondere. Richiesta strana, dunque. E la donna rimane disorientata: “Che vuole questo? Cos’è tutta questa confidenza? Il sole gli ha fatto O perdere la ragione…”. Mi piace questo Gesù che sceglie di aver bisogno di lei, che rompe gli schemi, che allunga la mano e chiede un sorso d’acqua pur di aprire uno spiraglio nel cuore di quella donna. Mi piace questo Messia che non si impone con la forza o la violenza, ma si propone con il suo bisogno per iniziare un dialogo con lei e guidarla alla scoperta della vera sete. Mi piace questo giovane Maestro che non giudica né scaglia sentenze, ma accompagna con ferma dolcezza a scoprire qual è la vera arsura che rende inquieto il cuore. All’inizio la donna non capisce, fraintende le parole di Gesù, rimane legata all’aspetto materiale e indaga sulla fonte d’acqua misteriosa di cui parla questo interessante straniero. La samaritana è pronta a partire, a mettersi in viaggio per raccogliere nella sua brocca l’acqua promessa da quel Maestro, l’acqua che fa passare la sete. Ancora non sa che il viaggio da intraprendere è il più difficile e stupendo che si possa immaginare: quello dentro se stessa in compagnia con il Signore. Dice Gesù: “Hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito”.
Gesù non giudica la samaritana, non la umilia, anzi sottolinea: “Hai detto il vero”. E non pretende neppure che interrompa la sua convivenza, che si metta in regola prima di affidarle l’acqua viva, e neppure di essere lui a decidere del suo futuro. È il Dio di suprema delicatezza, il Dio di suprema umanità, è il volto bellissimo di Dio. C’è un mezzo, l’unico, per attingere al pozzo profondo di ciascuno, e non è il rimprovero, la critica, l’accusa, ma far gustare un “di più” di vita, di bellezza, di bontà, di primavera: “Ti darò un’acqua che diventa sorgente”. Ed ecco la donna di Samaria abbandona la brocca come fosse un vecchio vestito, la vecchia vita e corre in città e ferma tutti per strada: “C’è uno al pozzo, uno che fa nascere e rinascere, uno che dice tutto quello che c’è nel tuo cuore, che fa nascere sorgenti”. Corre. Chiama, testimonia, profetizza e attorno a lei nasce la prima comunità di discepoli stranieri. C’è uno, Gesù, che dice tutto di te. Lui sa che cosa c’è nel nostro cuore: c’è il bene più forte del male, c’è il bene possibile più importante del male presente. C’è un lago di luce ed è la sua presenza in noi che diventa sorgente. Coraggio fratelli e sorelle: È il momento di lasciare la brocca. C’è per tutti un mezzogiorno assolato, che pensiamo “tutto nostro” e da vivere per i nostri affari privati. Ma c’è anche per tutti una sorpresa che costringe a fermarsi e a lasciarsi scavare nel cuore.
Don Piergiorgio Sanson
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