Il giogo di Gesù
Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 6 luglio - XIV domenica del tempo ordinario
anno A Zc 9, 9-10; Sal 144; Rm 8, 9. 11- 13; Mt 11, 25-30
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore
Seconda settimana del Salterio
Gesù aveva svolto per oltre due anni il ministero della Parola convalidata dai miracoli presso la sponda nord-occidentale del lago di Genesaret in Corazin, Betsaida e soprattutto Cafarnao, ma non era stato accolto. Reagisce alla superbia e presunzione delle tre città annunciando la loro autodistruzione, ma soprattutto contemplando il progetto del Padre che si rivela ai piccoli e ai deboli. In un certo senso Gesù si sentiva un fallito e, in un momento speciale di confidenza filiale, svela l’intimo rapporto di conoscenza e di amore che lo univa al Padre. Capire che il Signore del cielo e della terra è anche e soprattutto un papà, è un dono che i semplici e gli umili possono accogliere perché sono aperti alla Parola che Gesù annuncia. La famiglia di Dio non è costituita da alcuni privilegiati sapienti e dotti, ma dai "piccoli", a volte anche disprezzati e considerati lontani da Dio, ma senza pretese personali e disponibili alla volontà di un Dio che si manifesta come Padre tenero e misericordioso.
È un Dio accessibile a tutti per il cammino dell’umiltà, che ogni essere umano e ogni istituzione o creazione terrestre, con un minimo di comprensione dei propri limiti, può intraprendere. Sentire il vivere come un peso può essere segno di saggezza per cogliere la precarietà della condizione umana e aprirci a Qualcuno che ci ama, ma sentirlo unicamente come un peso può condurre a esiti disastrosi. Cammin facendo siamo messi a dura prova dalle asprezze della vita, dalla pesantezza delle leggi e delle tasse che da sempre i potenti caricano sulle spalle della gente, dall’ottusità della burocrazia che complica la vita e da tante ingiustizie che sembrano insuperabili. Perciò accettiamo l’invito di Gesù: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, promettendo: Io vi darò ristoro. Le prescrizioni delle leggi di Mosè, aggravate dal legalismo degli scribi e farisei, opprimevano il popolo. A loro Gesù oppone l’interpretazione liberatrice della Legge perché comunica la gioia del Regno.
Non è meno esigente, ma coinvolge la persona umana in profondità con il comandamento dell’amore, che sant’Agostino commenterà: Ama Dio e fa quel che vuoi. Gesù ripete due volte: Il mio giogo e ci invita a prenderlo. Giogo è quell’attrezzo di legno sagomato applicato al collo dei bovini per sottoporli in coppia al lavoro. Mi piace il simbolismo del giogo o dof in lingua locale. Immagino che sia Gesù stesso a mettermelo addosso ponendosi al mio fianco, compagno di fatica per portare insieme il peso ed imparare da Lui la grandezza della mitezza e dell’umiltà. Con Gesù il giogo è dolce e il carico leggero perché ci cambia la vita con la forza dello Spirito, che abita in noi e ha il potere di trasformare ogni peso in offerta d’amore.
La riflessione verrà commentata con “Gli amici della Parola” su Radio Palazzo Carli venerdì alle 9.30 e in replica lunedì alle 18.40
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