Una voce che grida
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 17 dicembre - terza di Avvento - Gaudete - anno B - terza settimana del Salterio - colore liturgico viola o rosaceo Is 61, 1-2. 10-11; Lc 1; 1Ts 5, 16- 24; Gv 1, 6-8. 19-28
La mia anima esulta nel mio Dio
"Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio” dice Isaia nella prima lettura di questa terza domenica di Avvento. Nella seconda lettura S. Paolo dice: “State sempre lieti: questa è la volontà di Dio”. Il Signore viene e rinnoverà ogni cosa, il Signore viene e ci sorprenderà. Ma quale gioia cerchiamo, quale speranza? La liturgia, nel vangelo, ci presenta Giovanni il Battista come testimone, un testimone autentico. Non ha alcuna intenzione di riempire la scena, di fare la primadonna. La prima cosa che si esige da un testimone è la sincerità, e Giovanni è sincero, fino in fondo. Fino al punto da accettare, disarmato, le domande più impertinenti: “Chi sei? Cosa dici di te stesso? Perché dunque battezzi se tu non sei né il Cristo, né Elia, né il profeta?”.
“I Un altro, al suo posto, avrebbe mostrato una certa irritazione davanti a questa pretesa di sapere tutto, davanti a questa sorta di violenza che obbliga il profeta ad uscire allo scoperto, a definirsi, a dichiararsi. Giovanni, no. Accetta queste domande e vi risponde con una sincerità che è disarmante. Non è il Cristo, il Messia. Non è quell’Elia che tutti attendevano. Non è il profeta desiderato. È solo una voce, una voce che grida e invita a preparare la strada al Signore, perché sta arrivando. Giovanni, dunque, è una sentinella che lancia l’avvertimento: volete forse correre il rischio di perdere l’appuntamento con Dio che passa? Giovanni è uno che ha il compito di ridestare gli animi, di preparare i cuori. Proprio a causa di questa missione egli ammette con franchezza che il suo è un ruolo a termine. Quando verrà la luce, egli scomparirà, senza problemi. Perché è solo un testimone della luce, non è la luce. Siamo anche noi, proprio come Giovanni, solo dei testimoni della Luce. La cerchiamo, la desideriamo, la invochiamo e, per grazia, la possiamo incontrare. Ma nessuno di noi si illuda di possederla. Nessuno si arroghi il diritto di attribuirsi quello che non è. Di quella Luce meravigliosa siamo solo una traccia, un riflesso.
Forse immaginiamo il Battista un po’ austero e anche un po’ cupo, ma comunque rimane sempre una persona al servizio della gioia, che prepara la strada per incontrare la sorgente della gioia. Il testimone della gioia è colui che si rallegra nel compiacersi di aver reso gioioso qualcun altro. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Evangelii Gaudium, n. 1). “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” dice Giovanni. Penso che il tempo di Avvento possa veramente riassumersi in questa espressione. Questo tempo liturgico non serve a far finta che Gesù non sia ancora nato e poi, la notte di Natale, fare tante gratulazioni a Maria e rallegrarci per la nascita del Figlio di Dio. Gesù è già nato. Lui è già in mezzo a noi. Siamo noi che ce lo siamo dimenticati, che preferiamo relegare la sua presenza nelle periferie della nostra vita, quelle zone non “pericolose”, per continuare a tenere tutto sotto controllo e non correre il rischio che Gesù ci porti fuori dei nostri bei progetti.
Don Piergiorgio Sanson
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