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Atlante storico: la Russia nell’ultimo secolo

Dall’Unione Sovietica alla disgregazione territoriale. Dal baricentro europeo al disorientamento e isolamento politico ad est degli Urali. Trent'anni di guerre...

Atlante storico: la Russia nell’ultimo secolo

Da anni nell’est dell’Ucraina si combatte un conflitto, nel cuore dell’Europa. In queste settimane la situazione è degenerata sino alla drammatica invasione delle truppe di Mosca del territorio ucraino. Quanto sta accadendo parte da lontano e attraversa tutto il Novecento. Corsi e ricorsi della storia hanno portato la guerra proprio in Ucraina come un secolo fa durante la guerra civile.

Il trattato di collaborazione. Quando l’Ucraina votò per l’indipendenza dall’Unione Sovietica (URSS), nel dicembre del 1991, era chiaro a tutti che l’impero comunista fosse ormai giunto al suo capolinea. Una settimana dopo, l’8 dicembre, i presidenti delle Repubbliche Sovietiche di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono il trattato istitutivo della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) a Brest, dando di fatto inizio al processo di disgregazione dell’URSS. Alla nuova alleanza si unirono ben presto tutti gli ex-Stati membri dell’Unione Sovietica, ad eccezione delle repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, che da sempre avevano considerato Mosca alla stregua di una potenza occupante. Ad oggi, la Comunità degli Stati Indipendenti conta nove membri: Russia, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan e Uzbekistan.

Guardando indietro. L’Unione Sovietica nata il 30 dicembre 1922 come stato federale, che si estendeva tra l’Europa orientale - dai Carpazi agli Urali - e l’Asia settentrionale, sulle ceneri dell’impero russo dopo la rivoluzione d’ottobre e scioltosi ufficialmente il 26 dicembre 1991, due anni dopo la caduta del muro di Berlino. Era composta da 15 repubbliche socialiste, la più grande della quale era la Russia. Le altre repubbliche: 6 (attuali Bielorussia, Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Ucraina) dislocate in Europa e 8 (attuali Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) in Asia. Tre quarti dei suoi abitanti vivevano in Europa su un quarto della sua estensione totale.

Una unione zoppa. L’idea degli Stati fondatori della Csi era quella di dar vita a una nuova “unione russa”, basata però su un diverso rapporto tra Mosca e le altre capitali. Cercando di condividere le scelte in campo di politica estera, economica e militare, la Russia voleva evitare che anche i vicini più stretti cadessero sotto l’influenza dell’Unione europea e della Nato, come avvenne con gli Stati dell’Europa orientale. Di tutti gli Stati membri, otto partecipano all’area di libero scambio. Esistono poi altre forme strutturate di collaborazione in campo politico-economica oltreché militare, strutturate sulla falsariga degli accordi della vicina Unione europea.

Con il passare del tempo, la partecipazione selettiva degli Stati membri ad alcuni trattati, piuttosto che ad altri, è diventata un’abitudine. Ciò ha portato a ridurre il peso della Csi su base regionale e a creare delle divisioni tra gli stessi stati ex-sovietici. Nel corso degli anni, Georgia e Ucraina hanno infatti ritirato la loro partecipazione alla Comunità, a causa dei conflitti militari scoppiati con la Russia rispettivamente nel 2008 e nel 2014. 

Trent’anni di guerre. Nei tre decenni trascorsi dalla scomparsa dell’impero sovietico, di sanguinosi conflitti ce ne sono state tanti. Ecco quali sono state le guerre condotte da Mosca nei territori confinanti.

Nel decennio con presidente Boris Eltsin le truppe russe hanno combattuto in Georgia nel ’91-’93, in Moldavia nel ’92 (dove si consolidò la Repubblica di Transnistria, un’enclave russofona tuttora fedele alla Russia e separato dal resto della piccola nazione), in Inguscezia (una regione russa ai confini del Caucaso) sempre nel ’92, in Tagikistan nel ’92-’97, e infine nel ’99 nella regione autonoma separatista del Daghestan. Da ricordare la prima guerra cecena nel ’94-’96 (al termine della quale la piccola repubblica caucasica ottenne l’indipendenza da Mosca), perché con l’avvento di Putin nell’autunno del 1999 divenne teatro di un secondo intervento armato russo portando la Cecenia ad essere uno stato ‘ fantoccio’ alle dipendenze del Cremlino.

Grazie alla collaborazione russa di peacekeeping in Kosovo con la Nato il presidente Wladimir Putin si accreditò via via presso le cancellerie occidentali tanto stabilmente che il vertice dei G7, il gruppo dei paesi più industrializzati del mondo di cui fa parte anche l’Italia, si allargò alla Russia diventando G8 fino al 2014 quando viene occupata la Crimea.

Nel frattempo Putin ha continuato a fare la guerra in altri scenari ex-sovietici. Nel 2008 in Georgia, e in particolare nelle regioni russofone di Abkhazia e Ossezia del Sud; poi come detto nel 2014 in Crimea e nella regione del Donbass.

Insurrezioni in varie regioni del Caucaso settentrionale, tra il 2009 e il 2017, hanno provocato l’intervento delle forze russe: non solo in Cecenia, ma anche in Daghestan, Inguscezia, Kabardino-Balkaria e Ossezia del Nord. Inoltre Putin ha inviato l’anno scorso truppe in Bielorussia per aiutare il regime autoritario locale a reprimere vaste rivolte popolari, così rimettendo sotto il controllo di Mosca anche quelle due ex-repubbliche sovietiche.

Gli eventi recenti. Il penultimo intervento militare russo, prima dell'aggressione all'Ucraina, risale solo a due mesi fa, quando con tutta probabilità i piani per l’invasione dell’Ucraina erano già in fase avanzata, e ha riguardato un’altra enorme repubblica ex sovietica, il Kazakhistan. 

In occasione della votazione all’Assemblea Generale dell’Onu dello scorso 2 marzo hanno votato a favore della condanna dell’invasione russa solo Georgia e Moldavia, oltre all’Ucraina, delle originarie 15 repubbliche socialiste - eccetto la Bielorussia, che ha votato contro - le altre si sono astenute.

Nel frattempo la Russia era entrata in guerra anche in altri Paesi: Siria, Libia, Repubblica Centrafricana, Mali.

Enrico Vendrame

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