Il giornale del 13 aprile. Edizione digitale
Tante persone vivono ogni giorno la dimensione della sofferenza e della disperazione.
Quella di Gesù Cristo condannato a morte, sofferente, disperato, morente, è una vicenda conosciuta in tutto il modo. Ne abbiamo sentito parlare tante volte. L’abbiamo rivissuta ad ogni Settimana santa, soprattutto attraverso la “Via Crucis”. L’abbiamo “vista” tante e tante volte in dipinti, film, racconti, e ancor più nel crocifisso. Ci capita di imbatterci così tante volte nella passione e morte di Gesù al punto di dare per scontato o di idealizzare la sofferenza di Gesù, quasi che non sia stata sofferenza vera, dolore lancinante e insopportabile.
Per comprendere il mistero della morte (e poi della resurrezione) di Gesù Cristo, forse occorre guardare agli uomini che oggi, nel 2014, soffrono a causa della malattia, della povertà, del disagio, del lavoro che manca, di forme di conflitto subdole quanto difficili da sconfiggere. Avvicinare queste persone nella sofferenza, comprendere il loro stato d’animo, solidarizzare con loro, ci può aiutare a comprendere la drammaticità della morte di Gesù e quindi anche la sua grandezza nell’affrontarla per una “causa”, la più nobile che ci potesse essere: vincere la morte e il peccato, dimostrando che agli uomini è possibile la via della redenzione, della salvezza.
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