8xmille: la Caritas diocesana per gli ultimi
Tanti i progetti finanziati grazie alla firma nella dichiarazione dei redditi
Quando avviene un’emergenza umanitaria una delle prime organizzazioni a intervenire è la Caritas. Pensiamo, per restare a tempi recenti, all’accoglienza delle persone fuggite dall’Ucraina allo scoppio della guerra. Ma poi vi sono le tante altre emergenze “quotidiane” del territorio: persone che restano senza lavoro, famiglie sfrattate e senza un tetto sotto cui rifugiarsi, giovani con fragilità psicologica... In tanti bussano alle porte della Caritas trovando ascolto e aiuto. Per promuovere e realizzare lo scopo per cui è stata creata dalla Chiesa, ovvero la testimonianza della carità, cioè l’amore concreto per il prossimo, la Caritas conta su centinaia di volontari che donano gratuitamente tempo ed energie al prossimo. Ma alle spalle dei volontari vi è un’organizzazione che li coordina e accompagna, e che sostiene le spese vive. Un esempio? Quando una famiglia in difficoltà viene accolta in un appartamento della Caritas, ci sono da sostenere i costi delle utenze, i pasti, il vestiario... Tali spese vengono finanziate con i fondi dell’8xmille stanziati dalla Diocesi e dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). Quindi firmando per la Chiesa cattolica nella dichiarazione dei redditi, si finanziano le opere di misericordia realizzate dalla Caritas: dar da mangiare agli affamati, da da bere agli assetati, vestire gli ignudi, ospitare il forestiero, accompagnare i malati, visitare i carcerati. Sì, perché è questo che, concretamente e quotidianamente, fanno i volontari della Caritas e, insieme a loro, tutti coloro che donano l’8xmille alla Chiesa cattolica.
«Le urgenze più frequenti oggi - sottolinea il direttore della Caritas diocesana don Andrea Forest - sono la mancanza di casa, la perdita del lavoro, l’integrazione dei nuovi arrivati, l’abbandono scolastico, la disabilità e una crescente fragilità psicologica specie tra i giovani. Per quel che possiamo, cerchiamo d dare risposta a tutto. Ad esempio, al momento ospitiamo una settantina di persone in abitazioni di nostra proprietà o prese in affitto. Si tratta di situazioni molto diverse: dalle due famiglie afgane fuggite dal loro Paese e accolte a Meschio a donne con bambini allontanatesi da compagni violenti, da uomini finiti per strada perché hanno perso il lavoro a stranieri che non hanno punti di riferimento e appoggio e devono trovare lavoro e alloggio...». Per questa settantina di persone, Caritas non provvede solo al mantenimento temporaneo ma anche a un accompagnamento verso l’autonomia. «Per il secondo anno - spiega don Andrea -, grazie a un finanzimento specifico della Cei tramite l’8xmille, stiamo attuando il progetto “La speranza è di casa”. Tre operatori elaborano e seguono, percorsi praticamente individualizzati, volti a rendere le persone “autosufficienti”, cioè in grado di mantenersi e gestire la propria vita. Le cose da fare sono spesso molto concrete: fare la patente, imparare a utilizzare i mezzi pubblici, migliorare la lingua, frequentare un corso professionale... Grazie a una rete istituzionale (centri per l’impiego, servizio inserimento lavorativo dell’Ulss, amministrazioni comunali...) e informale (aziende sensibili, conoscenze personali, altri enti del cosiddetto Terzo Settore...) si cerca un posto di lavoro, passaggio indispensabile per diventare autonomi».
Negli ultimi anni la Caritas diocesana ha investito, in particolare, sulla casa dello studente di Vittorio Veneto. Dopo aver ristrutturato lo stabile, lo ha trasformato in un luogo di molteplici attività ed iniziative. Spiega don Andrea: «I primi a partire sono stati i laboratori di cucina, tessitura e falegnameria per persone disagiate. Sono tante le persone che hanno potuto accedere ai tirocini ed essere seguiti dai docenti nei laboratori. Lo scorso anno abbiamo aperto l’ostello, che sta registrando buoni risultati e riesce a sostenersi economicamente. Infine mettiamo a disposizione gli spazi della casa a proposte e incontri promossi da realtà del territorio. Se la casa dello studente è realtà, lo si deve anche all’8xmille».
È invece in fase di conclusione (ma in vista di un rilancio) l’esperienza della cooperativa Terramica con sede a Mansuè. Anche qui sono passate decine e decine di persone che hanno avuto l’opportunità di un’occupazione nel mondo dell’agricoltura e di costruirsi una competenza in questo settore produttivo. «Sostenere una realtà di questo tipo richiede uno sforzo economico che non siamo più in grado di affrontare - afferma don Andrea - ma la casa e i terreni di Mansuè manterranno la loro vocazione sociale. Del resto, se oggi siamo comunque riusciti a tramandare un patrimonio di esperienza e di strutture rinnovate è proprio grazie all’attività di questi anni e a un importante sostegno attinto proprio dai fondi 8xMille. Per il futuro? Si avvierà una comunità per minori, mentre per l’area agricola stiamo approfondendo alcune ipotesi con partner del mondo cooperativistico».
Infine un progetto nuovo di zecca partito, grazie all’8xmille, in questo 2024. Ha per slogan: “Giovani e PartecipAzione”. Due gli obiettivi: «Il primo - sottoliena don Andrea -è offrire un’occasione di riscatto e di emancipazione a persone che si trovano in difficoltà a causa di una forma di disabilità, o perché hanno abbandonato gli studi anzitempo, o perché non riescono a darsi una prospettiva e non hanno né lavoro e né studio (i cosiddetti “neet”), o perché sono giunti da terre lontane e devono imparare un mestiere. A loro, la Caritas propone un periodo di formazione e crescita personale in uno dei laboratori attivi alla Casa dello Studente: falegnameria, cucina o sartoria. Oppure l’inserimento lavorativo in aziende del territorio che condividono la filosofia e gli obiettivi della Caritas. Oltre a formarsi professionalmente, i ragazzi ricevono una borsa di studio. Il secondo obiettivo di “Giovani e Partecip-Azione!” è far conoscere il valore del volontariato ai ragazzi. Ecco allora gli interventi nelle scuole e nelle parrocchie per raccontare esperienze di gratuità. È il caso del percorso “La carità va a scuola”, in corso da anni e frutto della collaborazione tra la Caritas e il Centro missionario. Per i più grandi, tra le proposte concrete, vi sono i campi di lavoro estivi, le esperienze in terra di missione e l’Anno di volontariato sociale. Purtroppo quest’anno nessun ragazzo ha aderito a questa bella iniziativa, ma probabilmente in autunno l’appartamento di casa Don Vittorino a Vittorio tornerà a popolarsi di giovani che decidono di dedicare un anno della propria vita agli ultimi della società, ad una propria formazione in ambito sociale e a un approfondimento della propria fede».
Federico Citron
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