Mose. Il patriarca di Venezia: è una questione di giustizia, non solo di legalità
Mons. Francesco Moraglia commenta le vicende degli appalti del Mose che hanno portato all'arresto di 35 persone.
La vicenda del Mose ''e' un momento di grazia e di speranza, se fa scaturire davvero un esame di coscienza. E questo deve portare ad una ridefinizione delle priorita' nella nostra vita individuale e collettiva, anche nella vita della nostra Chiesa''. Lo ha detto il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, commentando con il settimanale 'Gente Veneta' l'inchiesta che ha portato all'arresto 35 persone, tra cui il sindaco Giorgio Orsoni, che e' ai domiciliari.
''Non basta parlare del valore della legalita'. Bisogna parlare della giustizia e motivare, soprattutto di fronte ai giovani, le ragioni della giustizia. E spiegare che e' essenziale, per ciascuno e per tutti, avere per meta la giustizia che va sempre vista in un triplice orizzonte - spiega poi Moraglia -. C'e' una giustizia legale, che riguarda la responsabilita' del singolo nei confronti della societa', in vista del bene comune. C'e' poi una giustizia commutativa, che regola i rapporti personali nei confronti dell'altro. E, infine, una giustizia distributiva, che si sofferma sulle azioni dello Stato nei confronti del cittadino, tra cui soprattutto la ridistribuzione del reddito. E' l'insieme di queste 'giustizie' che, innanzitutto, noi adulti dobbiamo re-imparare e poi testimoniare ed insegnare ai giovani che, non dimentichiamolo, ci guardano''.
La vicenda Mose pone anche un'esigenza di educazione complessiva ai valori, per cui, secondo il patriarca, ''aprirsi di piu' alla vera conoscenza della dottrina sociale della Chiesa e' essenziale per orientarsi nell'interpretazione di quanto accade intorno a noi, nelle questioni del bene comune e della politica''. Ma. Per Moraglia, e' una priorita' vitale anche tendere una mano, specialmente in questa congiuntura di crisi economica, a chi soffre di piu' ed ecco il motivo della recente apertura della mensa-dormitorio di Marghera.
''E' questione di coraggio; bisogna tenere la barra dritta, a dispetto dei venti impetuosi che vorrebbero condurre la nave di qua o di la'. Quant'e' piu' facile, infatti, lasciarsi portare dal vento... Ma sarebbe debolezza, o almeno leggerezza. Con il pericolo di non giungere alla meta che, pur nella tempesta di questi giorni, si chiama giustizia. Vivo il momento presente con trepidazione, preoccupazione e speranza''.
''Prima di ergersi a giudici di una situazione che e' ancora in divenire, e' bene riflettere con pacatezza - e' l'invito di Moraglia -. Per questo ho ritenuto opportuno riflettere a lungo prima di intervenire e non lasciarmi andare a dichiarazioni affrettate, per quanto sollecitate. E' pero' urgente, e quanto mai utile - in attesa che i fatti siano accertati e i giudizi emessi - avviare da subito un serio esame di coscienza, questo si' va fatto! Un esame di coscienza che, per protagonisti, deve avere la citta' e la Chiesa che e' in Venezia''
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