Ma il mondo è buono?
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
In un tempo di crisi profonda, come quello che stiamo attraversando (vedi l’intervento di padre Beppe Pierantoni a pag. 4 dell'edizione cartacea di domenica 20 ottobre, ndr) viene, di fatto, da chiedersi se il mondo in cui viviamo è davvero “buono”, vale a dire se è davvero un contesto in cui vale la pena vivere, mettere al mondo figli, avere fiducia nel prossimo, pensare a dei progetti per il futuro, guardare con speranza ai giorni che verranno…
La risposta, stando a quanto avviene giornalmente ed alle notizie che rimbalzano dai mezzi di comunicazione e dai social, non è affatto scontata. Senza stare a ripetere la triste litania dei gravi fatti che sconvolgono le cronache nazionali e internazionali, sembra un dato di fatto che il mondo in cui viviamo si sia incattivito e quasi reso inospitale. Potrebbe trattarsi di una distorsione della realtà, dal momento che quello di cui veniamo a conoscenza è solo una parte della realtà effettiva delle cose. E, inoltre, la nostra percezione si basa sulla conoscenza, sempre molto parziale, di quello che succede oggi e fatichiamo ad avere uno sguardo complessivo capace di abbracciare un periodo di tempo ampio: siamo troppo concentrati sull’oggi, sull’adesso, sull’ultima notizia battuta dall’agenzia stampa, mentre ci sfugge la visione d’insieme e la cornice in cui il mondo si sta evolvendo. In ogni caso, tornando alla domanda di partenza: “Questo mondo in cui viviamo è buono o cattivo? Ospitale oppure nemico?”, la risposta di molti sembra propendere per l’opzione negativa.
Nel suo testamento, che è stato letto integralmente al suo funerale celebrato la settimana scorsa, Sammy Basso ha condiviso con grande umanità degli importanti suggerimenti, almeno due, per stare dentro e provare a rispondere alla domanda fondamentale di cui sopra. Innanzi tutto, ha lasciato scritto che «il mondo è buono se sappiamo dove guardare», vale a dire spetta a noi aguzzare la vista e saper scorgere i segni di bene che sono presenti sempre – anche oggi – nel mondo in cui viviamo. Si tratta, cioè, di imparare a vedere le “buone notizie” e il tanto bene che uomini e donne di buona volontà – dentro e fuori i confini della comunità cristiana – seminano nei solchi della storia. La grancassa dei mezzi d’informazione, invece, tende ad enfatizzare le cattive notizie, mettendo in secondo piano, se non addirittura a tralasciare completamente, le buone notizie.
Ma c’è anche un’altra cosa che Sammy ha voluto ricordarci nel suo testamento e cioè che non basta cambiare lo sguardo sulla realtà, ma di cambiare la realtà: «Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questo a mio parare, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani». Parafrasando, si può dire che non basta essere degli “osservatori migliori”, che sanno vedere più a fondo e meglio la realtà delle cose, ma è necessario diventare “veri protagonisti” che cercano di trasformare il mondo compiendo gesti di bene. Allora, forse, il mondo diventerà un po’ più buono, un po’ più ospitale. E Sammy, nella sua breve e straordinaria vita, non è stato affatto solo un buon osservatore, ma un autentico protagonista del bene, un costruttore di un mondo più buono e ospitale.
Alessio Magoga
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