NELLA VECCHIAIA NON ABBANDONARMI
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
«Dio non abbandona i suoi figli, mai». Comincia così il messaggio di papa Francesco per la quarta giornata mondiale dei nonni e anziani che si celebra il 28 luglio, la domenica più vicina alla festa dei Santi Gioacchino e Anna, i “nonni di Gesù” secondo la tradizione. Parole intense, quelle del messaggio del Pontefice, che andrebbero rilette con attenzione da chi vive il tempo della vecchiaia. Dovrebbero leggerle con attenzione anche quanti vivono insieme a loro e soprattutto i giovani, in una prospettiva intergenerazionale che sta molto a cuore a Papa Francesco: quella del dialogo tra le diverse generazioni (nonni e nipoti). Il messaggio ricorda che Dio è sempre vicino all’uomo, anche quando diventa anziano. Ma non si ferma a questa constatazione spirituale: si apre a considerazioni molto puntuali, e per certi versi drammatiche, sulla condizione dell’anziano oggi (con molte assonanze rispetto a quanto abbiamo scritto nel primo piano de L’Azione la settimana scorsa: “Accanto al nostro fragile prossimo”).
E così, se pur consola sapere che Dio è sempre vicino, il Papa non nasconde che la condizione dell’anziano è spesso segnata dal timore dell’abbandono e dalla solitudine: «Troppo spesso la solitudine è l’amara compagna della vita di noi, anziani e nonni». E subito dopo condivide un’esperienza che forse abbiamo fatto tutti: «Tante volte, da vescovo di Buenos Aires, mi è capitato di visitare case di riposo e di rendermi conto di quanto raramente quelle persone ricevessero visite: alcune non vedevano i loro cari da molti mesi». La solitudine, quindi, è uno dei principali rischi che corrono le persone quando varcano la soglia della vecchiaia.
Sono numerose le cause di questa solitudine. Il Papa ne indica diverse, ma due sembrano particolarmente attuali (e provocanti). La prima riguarda l’accusa rivolta ai vecchi di “rubare il futuro ai giovani”, con il conseguente effetto di contrapporre i vecchi ai giovani: gli anziani – secondo questa accusa – assorbono troppe risorse (economiche, umane, di tempo...) che invece andrebbero destinate alle generazioni più giovani. Prevale così la logica dello “scarto”, che non sa cogliere nell’anziano una risorsa e un’opportunità per la società (e per i giovani). La seconda causa investe l’atteggiamento complessivo di molti di noi, in questo mondo caratterizzato dall’individualismo e dalla ricerca della realizzazione personale a scapito delle relazioni con gli altri: «Quando si invecchia – constata amaramente papa Francesco – a mano a mano che le forze declinano, il miraggio dell’individualismo, l’illusione di non aver bisogno di nessuno e di poter vivere senza legami si rivela per quello che è; ci si trova invece ad aver bisogno di tutto, ma oramai soli, senza più aiuto, senza qualcuno su cui poter fare affidamento. È una triste scoperta che molti fanno quando è troppo tardi». Che ne sarà – aggiungo io – di quelle persone che vivono la propria vita da soli, a volte perché costretti dagli eventi, altre volte per comodità o perché convinti di non aver bisogno di nessuno? Che ne sarà di loro quando saranno vecchi? Chi si prenderà cura di loro?
Date queste premesse, l’esito scontato sembra quello della rassegnazione all’isolamento di una “solitudine di massa”. Tuttavia, ispirandosi alla Bibbia (e in particolare al libro di Rut), il Papa lancia una proposta ricca di speranza e sorprendente. Si tratta di “cambiare visione” e di “immaginare” che si può vivere la vecchiaia (e tutta la vita) in modo diverso: non nella solitudine, ma insieme. Bisogna lavorare sul modo di guardare e immaginare il futuro, e «sovvertire – sono ancora parole del Papa – quella che sembra una realtà immutabile: vivere da soli non può essere l’unica alternativa!». «All’atteggiamento egoistico, che porta allo scarto e alla solitudine, contrapponiamo – conclude il Pontefice – il cuore aperto e il volto lieto di chi ha il coraggio di dire “non ti abbandonerò!” e di intraprendere un cammino differente». Un messaggio, quello di papa Francesco, da leggere e meditare tutti, non solo gli anziani!
Alessio Magoga
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