UN EVENTO DELLO SPIRITO
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Albino Luciani, che sarà presto beato come è stato annunciato ufficialmente nella mattinata di mercoledì, accoglierebbe con grande favore il cammino sinodale che papa Francesco ha solennemente aperto domenica scorsa a San Pietro. Allora vescovo di Vittorio Veneto, Luciani partecipò con entusiasmo ai lavori dell’assise conciliare, informando e promovendo in diocesi lo stesso spirito che animò i padri del Vaticano II. Possiamo immaginare, pertanto, che oggi seguirebbe con altrettanta passione e con grande disponibilità interiore il “Sinodo sulla sinodalità” indetto da papa Francesco. Evidenti sono i legami tra il Sinodo che ci apprestiamo a vivere e il Concilio Vaticano II. Anche solo fermandoci alle tre parole-chiave del Sinodo – comunione, partecipazione, missione – sembra di trovarci dinanzi ad una sintesi perfetta del Concilio.
Papa Francesco ha già tracciato le principali linee secondo cui muoverci, come Chiesa, nel cammino sinodale. Lo ha fatto con due interventi che meritano di essere non solo letti, ma anche meditati all’inizio di questo percorso in cui deve essere lo Spirito – come più volte ha ribadito il Pontefice – il protagonista: «Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo».
Il primo intervento è il discorso tenuto da papa Francesco sabato 9 ottobre presso l’Aula nuova del Sinodo. Dopo aver insistito, in maniera molto decisa, sul fatto che tutti i battezzati – ma proprio tutti, e in forza del comune battesimo – devono “partecipare” alla vita della comunità cristiana (e quindi anche al cammino sinodale), pena lo svuotamento della “comunione” e della “missione” della Chiesa, ha messo in evidenza tre rischi con i quali è necessario confrontarsi. Innanzi tutto, il formalismo: «Si può ridurre il Sinodo – ha detto papa Francesco – ad un evento straordinario, ma di facciata», mentre ci è chiesto «di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo». Un altro rischio è l’intellettualismo che potrebbe «far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa, una sorta di “parlarci addosso”», staccandosi così dalla vita concreta delle comunità cristiane. Il terzo rischio indicato dal Papa è l’immobilismo, il “si è sempre fatto così”, che impedisce ogni forma di cambiamento e adotta «soluzioni vecchie per problemi nuovi».
Il secondo intervento cui intendo fare cenno, vale a dire l’omelia di papa Francesco alla messa di apertura del Sinodo, si muove secondo una prospettiva propositiva. Dopo aver ricordato che «fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme», Bergoglio ha portato l’attenzione su tre verbi, lasciandosi ispirare dall’episodio dell’incontro di Gesù con il giovane ricco. La prima parola è “incontrare”: «Siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro (…) nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra noi». Secondo papa Francesco, infatti, «tutto cambia quando siamo capaci di incontri veri con Lui e tra noi, senza formalismi, senza infingimenti, senza trucco». Il secondo verbo è “ascoltare” e ascoltare “senza paura”: «Chiediamoci con sincerità – ha domandato papa Francesco – come stiamo con l’ascolto? Come va l’udito del nostro cuore?». Infine – ecco la terza parola – “discernere”: l’incontro e l’ascolto non devono essere fini a sé stessi, ma devono portare al discernimento e quindi a mettersi in cammino e a cambiare: «Il Sinodo – ha concluso il Papa – è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio».
C’è da augurarsi che il Sinodo possa essere davvero tutto questo: non una “convention” ecclesiale e nemmeno un convegno di studi, ma un evento di grazia, guidato dello Spirito, che rinnovi la Chiesa e rianimi i cuori, un po’ indeboliti e raffreddati, di tanti uomini e donne, dentro e fuori le nostre comunità cristiane. Albino Luciani, con l’affetto e la delicatezza che lo hanno contraddistinto, dall’alto accompagni con la sua intercessione il cammino sinodale della Chiesa intera (ed anche della nostra diocesi).
Alessio Magoga
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