UNA DIOCESI TUTTA MISSIONARIA
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
«“I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza” diceva Paolo VI. Io mi permetto di ripetere queste parole in altro senso: “I popoli non evangelizzati interpellano oggi i popoli che hanno fede”. Anche questa volta interpellano “in una maniera tutta drammatica”». Sono parole dell’allora vescovo Albino Luciani, che nel 1967, a pochi mesi dall’uscita dell’enciclica “Populorum progressio” di San Paolo VI, rivolgeva alla diocesi di Vittorio Veneto il suo messaggio per la Giornata missionaria. «La fede – scriveva ancora Luciani – è necessaria come il pane; senza la fede le anime non possono salvarsi. E la fede non c’è, in via ordinaria, senza evangelizzazione (…) Oltre al sottosviluppo economico, c’è il sottosviluppo religioso che postula nuovi aiuti e nuovi missionari per l’Asia, l’Africa, l’America. È dovere del vescovo ricordarlo a se stesso e ai fedeli».
Sono trascorsi tanti anni da quel messaggio – più di cinquanta – ed esso mantiene ancora, per certi versi, una sua “drammatica attualità”: persistono ancora oggi forti squilibri economici e carenze di evangelizzatori in diverse parti della terra. Tuttavia vi sono stati anche dei profondi cambiamenti: alcuni Paesi del sud del mondo hanno conosciuto, in questi ultimi decenni, uno sviluppo economico importante ed anche il numero di sacerdoti e consacrati locali è in aumento. È cambiato pure il “nostro” mondo, forse più ricco economicamente ma più povero sia dal punto di vista spirituale sia per quanto riguarda il numero delle vocazioni alla vita consacrata. Mentre l’Europa – soprattutto quella occidentale – appare sempre più come un “terreno di missione”, sono sempre più numerose, anche nella nostra diocesi, le presenze di consacrati e consacrate provenienti dall’Africa, dall’America latina o dall’Asia, in aiuto alle nostre chiese di “antica” evangelizzazione.
Con il passare del tempo, tuttavia, non può cambiare l’essenza della Chiesa, che è per sua natura missionaria, né potrà mai venire meno la passione per l’evangelizzazione, ancora testimoniata in modo incisivo dal vescovo Luciani nel suo messaggio per la giornata delle missioni del 1966: «Il Concilio mi ha detto: “Sei membro del collegio apostolico-episcopale; col Papa e i vescovi sei responsabile di tutta la Chiesa; devi lavorare affinché essa progredisca, si impianti in nuove regioni, vada dove è stata mandata da Cristo, cioè dappertutto”. In altre parole mi è stato detto che “un vescovo è per sua natura missionario”» e deve fare in modo che «la diocesi tutta si faccia missionaria».
Le parole del futuro Beato testimoniano, una volta di più, la sua forte spiritualità missionaria che si sviluppò in modo importante, ma non esclusivo, grazie alla partecipazione ai lavori dell’assise conciliare e grazie agli incontri di quegli anni con i vescovi di altre parti del mondo: come mons. Msakila (Tanzania), mons. Makarakiza (Burundi), dom Dalvit (Brasile)... Le sue, però, non furono soltanto parole. Con coraggio profetico, anche grazie alla pronta disponibilità di preti, consacrate e laici della nostra diocesi, Luciani avviò ed accompagnò le collaborazioni missionarie con le diocesi di Kuntega (Burundi) e di Sao Mateus (Brasile): il loro rilievo e la loro importanza per la nostra diocesi sono sotto gli occhi di tutti anche oggi. L’intensa spiritualità missionaria di Luciani, la sua dedizione per l’evangelizzazione dei popoli, il suo coraggio nell’intraprendere dei cammini nuovi ci siano di stimolo per prepararci adeguatamente alla prossima giornata mondiale per le missioni ed a ricordare che la chiesa è per sua natura missionaria, anche oggi.
Alessio Magoga
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