L'arte di educare
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L'arte di educare. Scuola, si riparte!

La rubrica di Matteo Pasqual.

L'arte di educare. Scuola, si riparte!

“L’estate sta finendo e un anno se ne va…” cantavano i Righeira nel lontano 1985, ma ogni volta che arriva settembre in qualche modo sentiamo che si ricomincia: tornano le abitudini che l’estate aveva infranto e la regolarità del tempo rientra prepotentemente nelle nostre vite.

Ricomincia la scuola! Incubo e diletto per molte famiglie, ma anche per tutte le altre figure educative che vivono vicino ai ragazzi: catechisti, animatori, capi scout, allenatori, sacerdoti e consacrati.

Tutti abbiamo il compito straordinario di aiutare a diventare uomini e donne i ragazzi e le ragazze di oggi offrendo un modello di adulto che sia felice di vivere con e per gli altri.

Ecco allora che mi tornano alla mente una serie di diritti i quali tutti i bambini del mondo dovrebbero avere, come sancito dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo” (New York, 1959) tra i quali l’educazione e l’istruzione.

Un modo per permettere ai nostri figli di diventare adulti, e non solo grandi, è quello di costruire accanto alla lunga e sacrosanta lista dei diritti un altrettanto lunga serie di doveri commisurati all’età del ragazzo con saggezza e coerenza.

Sostenere i nostri giovani a comprendere che lì dove c’è un diritto c’è anche il dovere da parte di qualcuno di garantire quel diritto e che quel dovere è un compito che non spetta sempre a qualcun altro ma che prima o poi dovrà essere preso anche sulle loro spalle. E viceversa, mostrare che quando mancano i diritti è perché qualcuno non si prende il dovere, la responsabilità di garantirli; non può essere sempre colpa del mondo che è cattivo!

A casa c’è bisogno che ciascuno faccia la sua parte, nei propri doveri quotidiani, nelle piccole faccende domestiche, nella disponibilità ad un tempo di ascolto e dialogo, nella responsabilità comune con richieste chiare e continuative che facciano in modo di garantire una continuità temporale e non una tantum. Così aiutiamo i ragazzi a concentrarsi su due versanti: la realizzazione di un sé che si scopre nell’azione (sono capace a..,) e la realizzazione di un sé che si scopre in un dono (sono felice se..,). Questi due passaggi sono fondativi nell’uomo cioè lo costituiscono, lo rendono maggiormente uomo aderendo ad una missione di vita che somiglia a quella dell’uomo-Dio che è venuto per mostrare la natura stessa dell’umanità, la sua divinità.

Se il processo di maturazione nell’azione e nella felicità è osservato negli adulti che vivono con lui, allora il ragazzo respirerà un’appartenenza ad un modello che sentirà proprio e continuerà a metterlo in pratica anche negli altri ambienti di vita che vive, in primis a scuola.

E se gli insegnanti, adulti come i genitori e con loro alleati nell’azione educativa, ma comunque differenti per ruolo, riuscissero a garantire una continuità educativa nella loro attività didattica mettendo al primo posto contemporaneamente la crescita nelle azioni e nel dono potremmo assistere al miracolo che non siamo più così abituati a vedere.

La strada oggi sembra molto impervia e le complessità sia familiari che scolastiche minano questo possibile traguardo ma l’anno che si apre può portare frutti abbondanti nella prossima primavera se ciascuno si impegnerà ad essere migliore di ciò che si sarebbe mai aspettato.

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