La toponomastica di Dio
Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 26 gennaio - III del tempo ordinario - anno A
Is 8, 23 - 9, 3; Sal 26; 1Cor 1, 10-13. 17; Mt 4, 12-23
Il Signore è mia luce e mia salvezza
Terza settimana del Salterio
È facile constatare che in ogni stato o nazione esiste una regione emarginata o disprezzata e, all'interno di questa, spesso qualche località è particolarmente squalificata. Gesù non è sfuggito a queste discriminazioni, al punto che molti, come Natanaele, si domandavano se da Nazaret potesse venire qualcosa di buono (Gv 1, 46), perché era un insignificante villaggio di una regione, la Galilea, dalla quale gli studiosi avrebbero dimostrato che non poteva sorgere nessun profeta (Gv 7, 52). All'umiliazione della sterilità profetica si aggiungeva quella storica che gravava sul territorio fin da quando Tiglat-Pilèser circa 750 anni prima l'aveva invaso, deportandone gli abitanti. La comparsa di Gesù il Nazareno realizza la profezia di Isaia perché l'Emanuele sfolgora su quella zona di morte. Quella che era chiamata dai nazionalisti giudei con un certo disprezzo Galilea delle genti, si trasforma in primizia dell'annuncio del Regno di Dio. La gioia esplosiva che Isaia predisse sta realizzandosi grazie alla missione di un Galileo che è la luce del mondo per risplendere su tutte le nazioni (Gv 8, 12).
Dopo il battesimo e la vittoria sulle tentazioni, avvenne la carcerazione del Battista, che determinò Gesù a scegliere come ambiente adatto per la prima fase del suo ministero la Galilea, regione più tranquilla e lontana dal centro del potere, anche se considerata ai margini dell'ortodossia. Inizialmente Gesù si ritira nella sua Nazaret e poi si trasferisce nella più popolosa e centrale Cafarnao. Proprio qui, sulla riva del mare di Galilea, avverrà la chiamata dei primi quattro discepoli, trasf ormati dalla pronta risposta alla grazia di Dio in pescatori di uomini. E che pescatori: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni!
Se, inoltre, ci soffermiamo a considerare la sorte di Nazaret, ci accorgiamo di certi rovesci della storia. Gesù era identificato con il villaggio disprezzato dove aveva trascorso oltre trent'anni. Dopo la prima missione in Galilea, rientrato nel paese natale, era stato ricevuto con curiosità interessata, poiché la maggioranza si meravigliava della sua sapienza e pretendeva qualche miracolo. Questa mancanza di fede autentica aveva portato i compaesani a respingere Gesù, che però continuò ad essere chiamato Nazareno. Proprio nel momento della condanna a morte, nel cartiglio collocato sulla croce, il governatore romano Ponzio Pilato aveva ordinato di scrivere: Gesù Nazareno Re dei Giudei.
Ora in tutte le località del mondo è conosciuta Nazaret, dove il Figlio di Dio ha posto la sua tenda per attirare tutto a sé dal trono della croce. L'oscuro villaggio della Galilea, rappresentato dalla N dell'acronimo INRI, diventa la sorgente della salvezza. Anche un papa è venuto dalla fine del mondo e un altro da un paese lontano!
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