“Non preoccupatevi”
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 26 febbraio - VIII del tempo ordinario - anno A - quarta settimana del Salterio - colore liturgico verde Is 49, 14-15; Sal 61; 1Cor 4, 1-5; Mt 6, 24-34 Solo in Dio riposa l’anima mia
Quante volte i drammi della vita o le fragilità dell’esistenza sembrano farci pensare a una solitudine esistenziale che percepisce l’assenza di Dio. Il profeta, per rianimare la speranza, si serve di un’immagine familiare: “Si dimentica forse una donna del suo bambino?”. Dio nostro Padre si fa presente con una sensibilità materna: “anche se una donna si dimenticasse del suo bambino, io, Dio, non mi dimenticherò mai”. E nel Vangelo: “Non preoccupatevi”; per tre volte Gesù ribadisce l’invito: non abbiate quell’affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche e non c’è tempo per fermarsi a parlare con chi si ama. Non lasciatevi rubare la gioia: quella capacità di godere delle cose belle che il Signore ci dona ogni giorno. Perché? Perché Dio non si dimentica di te.
Con questa sicurezza non abbiamo paura oggi di lasciarci mettere a nudo dalla parola di Gesù. Tutte le nostre ansie, preoccupazioni e affanni vengono stanati dal Maestro di Nazareth che, come nessun altro, conosce il cuore dell’uomo. Il discepolo vive nella fiducia del Padre; fa quello che deve fare, svolge con attenzione il suo lavoro, adempie i suoi impegni, ma sa che tutto viene da Dio, che la sua mano, che nutre gli uccelli del cielo e veste a festa i gigli del campo, provvederà anche alla sua vita. Il discepolo vive nel mondo, ma senza apprensione e il fiato corto di chi è convinto che può contare solo sulle sue forze. In gioco è la radice stessa della fede: la fiducia nel Padre. Gesù quindi rilancia la sua sfida per un altro modo di essere uomini: non preoccupatevi delle cose, c’è dell’altro che vale di più. “La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?”. Occuparsi meno delle cose e di più della vita vera, che è fatta di relazioni, consapevolezza, libertà, amore. Non una rinuncia, ma una liberazione. Dalle cose, dalla “roba” diventata padrona dei pensieri.
“Guardate gli uccelli del cielo... Osservate i gigli del campo...” se l’uccello avesse paura perché domani può arrivare il falco o il cacciatore, non canterebbe più, non sarebbe più una nota di libertà nell’azzurro. Se il giglio temesse la tempesta che domani può arrivare, o ricordasse il temporale di ieri, non fiorirebbe più. Allora: non affannatevi, quell’affanno che toglie il respiro, quell’ansia per cui non c’è tempo per contemplare un fiore, una musica, la primavera. “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e queste cose vi saranno date in più”. Non è moralista il Vangelo, non si oppone al desiderio di cibo e vestito, dicendo: è sbagliato, è peccato, non serve. Anzi, tutto questo lo avrete, ma in tutt’altra luce. Il cristianesimo insegna un rapporto fiducioso e libero con se stessi, con il corpo, con il denaro, con gli altri, con le più piccole creature e con Dio. Cercate il regno, occupatevi della vita interiore, delle relazioni, del cuore; cercate pace per voi e per gli altri, giustizia per voi e per gli altri, amore per voi e per gli altri. Meno cose e più cuore! E troverete libertà e volerete alto! Coraggio allora, cari amici, lasciamo pure che questa Parola ci metta a nudo e ci provochi sulla nostra fede. Smettiamola una buona volta di preoccuparci e di affannarci. La nostra vita è nelle mani di Dio. Possiamo forse desiderare un posto migliore?
Don Piergiorgio Sanson
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