Se mi amate...
La riflessione sulle letture della domenica.
Domenica 21 maggio - VI di Pasqua - anno A - seconda settimana del Salterio - colore liturgico bianco At 8, 5-8. 14-17; Sal 65; 1Pt 3, 15- 18; Gv 14, 15-21 Acclamate Dio, voi tutti della terra
"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…” Alt! Fermi tutti: qui si fa sul serio! L’evangelista Giovanni introduce un tema fondamentale: l’amore a Gesù. Non bastano le mezze preghiere biascicate prima di addormentarsi o la candelina accesa davanti alla statua del santo a cui siamo devoti. Non bastano le poche ore di catechismo delle classi elementari e medie o lo zio prete o amico che ci mette per me una buona parola col suo “principale”. Gesù fa le cose sul serio. Lui vuole discepoli maturi, liberi, appassionati… Gesù vuole essere amato, niente di meno. È su questo che si misura la statura spirituale di un discepolo. Chiedendo l’obbedienza ai suoi comandamenti come segno dell’amore, Gesù non mette in atto un perfido ricatto ai suoi sventurati discepoli. I suoi comandamenti non sono una catena che lega all’osservanza pignola e burocratica delle norme religiose, ma sono un’esperienza di libertà e di bellezza. La nostra relazione con il Signore Risorto non viaggia sull’onda dei sentimenti: non si nutre di bei discorsi, non si sostiene con le belle professioni di fede, non si costruisce sulle sensazioni. Ai suoi discepoli Gesù offre un criterio molto chiaro e preciso:l’amore per Lui si dimostra osservando i suoi comandamenti, mettendo in pratica le sue parole. È questo che è decisivo ed è il contrassegno che autentica un rapporto veritiero.
Il Signore Gesù dimostra di badare ai fatti, alle scelte concrete, ai gesti che qualificano questa nostra esistenza. Non si tratta di osservare i 10 comandamenti, ma la Sua vita: “Se mi ami, osservi la mia vita. Se mi ami, diventi come me!”. Amare trasforma; uno diventa ciò che ama; le passioni modificano la vita. Se ami Cristo, lo prendi come misura alta del vivere, per acquisire quel suo sapore di libertà, di mitezza, di pace, di nemici perdonati, di tavole imbandite, di piccoli abbracciati, di relazioni buone che sono la bellezza del vivere. Tante volte il nostro modo di intendere la relazione con Dio è divenuto questo: “…Per dimostrare di amare il Signore, devo obbedire ad ogni comandamento inteso come precetto di vincolo: per cui, vado a messa ogni domenica per amare Gesù”. Invece è tutto il contrario. Prima l’amore va accolto, poi compreso e assorbito; solo in quel momento, l’indicazione di vita diviene un modo naturale e conseguente di scelta, non inteso come obbligatorio, ma per quello che è, estremamente opportuno e occasione buona. Quindi si inizierà a ragionare dicendo: “Poiché mi sento amato da Dio, accolgo questo come un dono e sento l’urgenza di incontrarlo nella celebrazione domenicale”.
Nell’ottica del vangelo ogni comandamento d’amore va visto per quello che è veramente: non un vincolo, ma un’occasione di bene. Non una mortificazione che limita, ma un respiro serio e autentico che libera e rende maturi nella scelta. “Non vi lascerò orfani”. Non lo siamo ora e non lo saremo mai: mai orfani, mai abbandonati, mai separati. La presenza di Cristo non è da conquistare, non è da raggiungere. È già data, è dentro, è indissolubile. Questa è la fonte anche della missione: la fede cristiana non chiude dentro gusci, ma vuole essere impegno nel e per il mondo: si è infatti cristiani non per se stessi, ma per tutta l’umanità. Vuoi amare Gesù? Fantastico: obbedisci alla sua Parola! Non ci resta che invocare lo Spirito promesso dal Risorto e chiedere che il suo soffio tagliente ci scavi nel cuore e susciti in noi la vera conversione.
Don Piergiorgio Sanson
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