Tra il dire e il fare...
Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 28 settembre - XXVI del tempo ordinario - anno A
Ez 18, 25-28; Sal 25; Fil 2, 1-11; Mt 21, 28-32
Ricordati, Signore, della tua misericordia
Seconda settimana del Salterio
Tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare, si dice. Ma ho l’impressione che il mare in questi ultimi tempi si sia ampliato – quasi un oceano – e il divario tra parola e azione sia sempre più pesante. La tecnologia rende facile amplificare la voce, comunicarla, coniugarla con immagini, filmati e spettacoli vari. Lo scrivere fissa e moltiplica la parola. Si dice anche verba volant, scripta manent!Ma purtroppo anche i solenni trattati di pace, le costituzioni e i codici possono essere violati e resi insignificanti. Io che scrivo, corro il rischio di vanificare i miei stessi messaggi se non partono dalla vita e se non generano, a loro volta, miglior vita, come vorrei. C’è un dettaglio importante all’inizio degli Atti degli Apostoli.
L’evangelista Luca comincia così questa seconda parte della sua opera: Nel mio primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù ha iniziato a fare e ad insegnare: prima la vita e poi l’insegnamento. Mettendo in risalto la priorità dell’agire, Luca esprime che l’insegnare consiste nel trasmettere l’esperienza maturata nella realtà vissuta. Da qui possiamo intuire come gli oltre trent’anni trascorsi a Nazaret abbiano costituito per Gesù la fucina della sua sapienza e, perciò, lo spessore della testimonianza, perché non insegnava come gli scribi, ma con autorevolezza. Il popolo se ne accorgeva, e lo proclamava. Sappiamo che Gesù, pur sapendo scrivere (Gv 8, 2-8), non ha lasciato nulla di scritto, né ha chiesto di farlo. Però i discepoli lo hanno fatto per fissare la memoria dei fatti, trasmetterli e avviare alla fede in Gesù, il Cristo Figlio di Dio (Gv 20, 30-31; 21, 24- 25). I libri che si riferiscono a Gesù il Cristo sono raccolti nella Bibbia e chiamati Sacre Scritture. Acutamente san Girolamo, patrono degli studi biblici, afferma: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo!”.
Qualcuno potrebbe obiettare: “La Parola di Dio non è la Scrittura, ma Cristo stesso”. “Sono d’accordo. Però i libri della Bibbia sono frutto di esperienze di fede comunitariamente vissuta; diventano perciò uno strumento speciale e mezzo privilegiato per conoscere e incontrare Lui, fino a sentirlo, toccarlo e viverlo”. In Gesù la Parola coincide con la Vita. Nella parabola evangelica dei due figli è evidenziata la loro libertà nei confronti del Padre. Uno appare rispettoso, ma è falso e disubbidiente; l’altro sembra ribelle, ma poi si pente e obbedisce. C’è tutta la tipologia umana con rovesciamento di posizioni: i benpensanti, i formalisti divengono ribelli, mentre i ribelli, rinnegando il passato, si impegnano nella vigna del Padre. Siccome siamo tutti “no”, in misura più o meno consistente, la nostra conversione diventa lo stile permanente. Il Coerente è uno solo: Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, non fu “sì” e “no”, ma in lui vi fu il “sì” (2Corinzi 1, 19). Per questo, Gesù, sei il modello universale. Grazie!
Don Domenico Salvador
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