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SUD. Svimez: la vera emergenza è l’emigrazione

Tra il 2002 e il 2017 le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni

SUD. Svimez: la vera emergenza è l’emigrazione

“La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese. Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali”. Lo afferma la Svimez nelle anticipazioni del Rapporto 2019 presentate oggi a Roma.

In base alle elaborazioni dell’organizzazione, infatti, i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l’estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017.

“Questi numeri – sottolinea la Svimez – dimostrano che l’emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. Tale dinamica determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti”.

Le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari a 21.970). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. Nel solo 2017 sono andati via 132 mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70 mila unità.

Inoltre lo Svimez per quest'anno prevede per il Sud un andamento del Pil negativo: -0,3%, a fronte di un +0,3% del Centro-Nord, quindi con la forbice che si allarga di nuovo.

Tengono solo gli investimenti in costruzioni, crollano quelli in macchinari e attrezzature. Prosegue il declino degli investimenti pubblici. Al Mezzogiorno mancano quasi 3 milioni di posti di lavoro per colmare lo scarto occupazionale col Centro-Nord, in presenza di una forte emigrazione interna e verso l’estero e con gli stessi diritti di cittadinanza che al Sud risultano di fatto limitati. La Svimez parla di un “doppio divario”: l’Italia rallenta rispetto all’Europa e il Sud cresce meno del Centro-Nord.

C’è un problema italiano, insomma, e all’interno di esso si accentua il problema meridionale, con “lo spettro di una nuova recessione”. Nel 2020 il Pil del Mezzogiorno dovrebbe tornare a crescere (+0,4%) ma senza colmare la “frattura territoriale” con il Centro-Nord (+0,9%).

Fonte: AgenSIR
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