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TREVISO: nella provincia 5.277 attività di ristorazione

Sabato 18 maggio la giornata nazionale

TREVISO: nella provincia 5.277 attività di ristorazione

Forte di circa 5.277 unità locali, circa 22 mila dipendenti in provincia e 76 ristoranti aderenti all’iniziativa nel territorio provinciale, Fipe-Confcommercio celebra sabato 18 maggio la giornata nazionale della ristorazione all’insegna dell’ospitalità e del piatto tipico.

“Treviso, con tutto il suo territorio provinciale” - spiega Dania Sartorato presidente della Confcommercio e di Fipe provinciali – “non esita ad inserirsi nel programma nazionale, celebra questa giornata e coglie l’occasione per scattare una fotografia del settore, grazie anche all’adesione di 76 ristoratori che per l’intera giornata di sabato 18 si impegnano a promuovere il manifesto dell’ospitalità, un piatto tipico ed identitario del proprio locale e la piattaforma Forfunding di charity messa a disposizione da Intesa San Paolo per incentivare le donazioni a favore di Caritas (basta inquadrare il QR Code sui centri tavola dei ristoranti aderenti)".

I dati provinciali e la fotografia del settore

La fotografia del settore è ampiamente positiva improntata a dinamismo e vivacità. I dati provinciali (fonte EBicomLab) a fine 2023 registrano 5.277 unità locali in provincia, rispetto a fine 2022 sono state “perse” solo 85 unità locali, pari al – 1,6%, molto meno di quelle che erano le previsioni in tempo di Covid. Di queste, una su tre è a conduzione femminile, una su cinque ha origine straniera, una su 10 è guidata da under 35. In Veneto, sono oltre 160 mila i lavoratori/lavoratrici del settore, a livello provinciale il comparto conta oltre 22 mila lavoratori/lavoratrici, con varie formule contrattuali ed un recente incremento dell’indeterminato. La Marca trevigiana è stata la prima a sperimentare il “super part-time” di sole 8 ore settimanali per venire incontro alle esigenze di flessibilità del settore e per favorire l’ingresso di donne e studenti impegnati anche in altri ambiti.

Il settore è composto da ristoranti, pizzerie, bar, pub, gastronomie: malgrado ’inflazione abbia comportato un lieve aumento dei prezzi al consumo (+5,8% su base annua), ciò non ha frenato i consumi fuori casa che invece, nel 2023, sono cresciuti rispetto ai consumi alimentari e “at home”.

Il 2023 è stato l’anno in cui il settore ha affrontato un processo di profonda trasformazione, di recupero delle perdite subite durante la pandemia, tanto sul lato della domanda quanto su quello dell’offerta, sospinta dalle transizioni energetica, ambientale e digitale in atto, che stanno ridisegnando oltre a stili di vita e abitudini di consumo, anche nuove modalità di relazione con la clientela.

Le tendenze in provincia di Treviso

“Tradizione e innovazione” – prosegue Dania Sartorato – “sono le anime della ristorazione trevigiana. Come altri settori, dai tempi gloriosi del Gruppo Ristoratori il comparto sta subendo una metamorfosi, cartina al tornasole del cambiamento della società, dei consumatori e delle generazioni che nella ristorazione continuano a trovare un punto di incontro. Tra le tendenze che si vedono, posso ribadire: la ristorazione in “catena”, ovvero più sedi di impresa facenti capo ad un’unica unità locale con diversificazione o anche unificazione dei format: Un modello che consente acquisti su scala ed interscambio dei dipendenti in base agli orari. Poi l’attenzione alla salute ed alla prevenzione: il tema della celiachia ad esempio, o più in generale delle allergie non rientra più solo tra gli obblighi ma diventa elemento distintivo, soprattutto tra le pizzerie. Poi gli aspetti ambientali, ovvero la gestione dei rifiuti, sempre più attenta, l’inclusione verso la disabilità e la diversità (adattamento degli ambienti), quindi l’approccio etico dell’impresa, la sostenibilità degli alimenti, la selezione e la filiera corta, la limitazione degli sprechi, una frontiera su cui torneremo presto a lavorare. Le generazioni Zeta hanno impresso due impulsi:
la tendenza verso la “snackerizzazione” ovvero la richiesta di prodotti più semplici e veloci al posto di pranzi tradizionali e l’orientamento verso il cibo etnico e orientale. Il sushi è la pizza del sabato sera di un tempo, dei boomers di oggi.

Tra i momenti, l’aperitivo è il grande fulcro della convivialità e segna un recupero dei momenti di socialità, soprattutto per la generazione dei millennials, la colazione è l’occasione che ha subito meno l’impatto della pandemia, mantenendo visite abbastanza costanti nel tempo; il dopocena è ancora in difficoltà e soffre la mancanza di un target di frequentatori più giovani che probabilmente, con la pandemia, ha cambiato in modo sensibile le proprie abitudini di consumo. Il pranzo smart ha ripreso dopo il ritorno del lavoro in presenza. Cresce, in generale, la domanda di prodotti locali, naturali e rispettosi dell’ambiente.

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