Continuare, con costanza perseverante, a confidare nella presenza di Dio
Il messaggio di Natale del vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo
Cari fratelli e sorelle, il Natale di quest’anno ci raggiunge in un contesto sociale e culturale non particolarmente luminoso e rasserenato.
“Malinconici e spaventati“, così, pochi giorni fa, il rapporto Censis (che di solito non sbaglia di molto la lettura della situazione nazionale) ha descritto noi italiani.
Ma anche senza impegnative inchieste è facile percepire la fatica di vivere che caratterizza questo momento. Una fatica legata a varie emergenze: quella della pandemia che continua a condizionare la nostra vita, quella della guerra che non accenna a finire, quella della crisi economica ed energetica che spaventa un po’ tutti.
Mi viene da pensare che anche Giuseppe e Maria, in quella notte lontana, fossero spaventati. Non è da meravigliarsi che lo fossero, dal momento che l’evento a lungo aspettato stava per compiersi nel modo meno favorevole: “Non c’era posto per loro nell’alloggio“.
Eppure Maria e Giuseppe non cedettero allo spavento, ma continuarono a confidare nella promessa del Signore: “Non temere, Maria! Non temere. Giuseppe!”
E questa loro fiducia confidente trasformò un evento che poteva essere solo tragico, in un momento di luce e di speranza per l’intera umanità: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore!”.
Non ci fu nessun cataclisma o nessun intervento straordinario che segnasse quell’evento, a parte il canto gioioso degli Angeli che però, da quanto risulta dai Vangeli, fu visto e udito soltanto dei pastori.
E tuttavia nella sorprendente umiltà e piccolezza di quell’evento, ebbe inizio la storia della redenzione e cioè del farsi vicino a noi da parte di Dio con il suo amore fedele e misericordioso.
In quel bambino ci è offerto il dono della pace con Dio e la possibilità di stabilire la pace fra noi uomini. È proprio questa la ragione della serena letizia di Maria e di Giuseppe in quella notte santa e anche in seguito, quando dovettero affrontare persecuzione ed esilio a motivo di quel figlio donato loro da Dio.
Anche per noi il modo di affrontare e gestire malinconia e paure, deve essere quello dei genitori di Gesù. Non si tratta di negare che i motivi per essere malinconici o spaventati realmente esistano. Esistono, eccome! E tuttavia c’è un modo per non rimanerne sopraffatti: quello di continuare, con costanza perseverante, a confidare nella presenza fedele e misericordiosa del nostro Dio.
“Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!” Così la liturgia ci ha parlato qualche domenica fa, e così deve essere la vita del cristiano: non caratterizzata da una gioia superficiale e chiassosa, ma rallegrata e fortificata dalla certezza che mai il Signore viene meno alla sua presenza fedele e salvifica. Vicino a ciascuno di noi e a tutta l’umanità.
Cari fratelli e sorelle l’augurio che vi rivolgo è di trovare, ancora una volta, nella promessa contenuta nella parola di Dio ragioni e motivi di fiduciosa speranza: ne abbiamo bisogno tutti e ne ha bisogno il mondo in cui noi viviamo.
L’augurio che ci scambieremo nel giorno di Natale abbia questa valenza e ci aiuti ad affrontare paure e malinconia con la fortezza che ci viene dallo Spirito del Signore.
+ Corrado, vescovo
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