Editoriale
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MA PER IL TUO NOME, SIGNORE, NON ABBANDONARCI

Il messaggio del vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo.

MA PER IL TUO NOME, SIGNORE, NON ABBANDONARCI

Il vescovo Corrado indirizza alla diocesi un messaggio in questo periodo di grave emergenza per l’epidemia causata dal Coronavirus.

Carissimi fratelli e sorelle tutti,

proprio in questi giorni, nella preghiera mattutina delle Lodi, la Liturgia ci fa pregare con parole che esprimono in modo straordinario i sentimenti che stiamo attualmente vivendo: “I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale… Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare… Ma per il tuo nome, Signore, non abbandonarci… Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi”.

Sono le parole del Cantico di Geremia e descrivono molto bene la situazione di smarrimento in cui tutti (compresi noi pastori) ci troviamo. Esse aggiungono però l’accorata e fiduciosa invocazione al Signore affinché non ci abbandoni: con queste parole possiamo alimentare la nostra preghiera. Nessuna meraviglia se tutti proviamo paura e preoccupazione. Le notizie che riceviamo giorno per giorno delineano per il nostro territorio un quadro difficile e in continua evoluzione riguardo alla diffusione del virus Covid-19, che si sta propagando tra la nostra gente: queste sono ore decisive per contrastarlo.

Direi, per prima cosa, che tutti siamo chiamati a collaborare attraverso un comportamento responsabile, che si traduce anche nella scelta di rimanere nelle nostre case: questo è il nostro primo contributo come cittadini.

In secondo luogo, aggiungo che - se anche in questo momento non riusciamo ancora a vedere l’uscita dal tunnel - non dobbiamo perdere né la fiducia né la speranza. Certamente nelle risorse della scienza e della medicina, ma - più profondamente - fiducia e speranza in quella Provvidenza paterna e fedele di Dio, affidandosi alla quale i nostri padri e i nostri nonni hanno affrontato e superato prove sicuramente non inferiori a questa, anzi! “Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” ci ricorda san Paolo (Rm 8,28). Questa fede sostiene “una speranza che non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

Suggerisco, in terzo luogo, di mantenere, nella misura del possibile - attraverso i mezzi di comunicazione che la tecnica mette a nostra disposizione - il contatto con la comunità parrocchiale e diocesana. Tante nostre comunità cristiane, guidate dai nostri sacerdoti, e anche gli organi diocesani di comunicazione stanno rispondendo bene a questa situazione, cercando di mantenere i legami tra le persone, di proporre forme comuni (sia pure a distanza) di preghiera e meditazione sulla Parola, di garantire in qualche modo i cammini catechetici e formativi, di non trascurare l’attenzione caritativa.

Certamente non è possibile - purtroppo - partecipare fisicamente alle celebrazioni liturgiche. Tuttavia il vescovo e i presbiteri portano nella celebrazione eucaristica quotidiana - che non è mai fatto privato - il Popolo di Dio affidato alle loro cure, che a sua volta si riconosce coinvolto in questa intercessione e ad essa è unito: nessuno deve, perciò, sentirsi solo e abbandonato.

In quarto luogo invito a far sì che le nostre case diventino luogo di maggiore preghiera, di più intensa vita cristiana, di carità vissuta nel Signore Gesù. Siamo chiamati - in questo tempo - a rivolgere a Dio una preghiera particolarmente intensa, unita a qualche atto penitenziale, espressione anche di questo tempo quaresimale, secondo quanto è nelle possibilità e suggerisce la fede di ciascuno. Suggerisco di leggere, magari insieme, il Vangelo del giorno e di pregare certamente con il santo Rosario, ma anche con la Liturgia delle Ore, che è la preghiera della Chiesa. La nostra preghiera sia per i malati, i defunti, i familiari, i medici, gli operatori sanitari, i volontari, le autorità pubbliche: una preghiera forte, soprattutto per chi è maggiormente in difficoltà. Ci potrà aiutare in questa corale preghiera la voce delle nostre campane, che ho chiesto ai parroci di far suonare regolarmente al mattino, a mezzogiorno e alla sera: “La voce delle campane esprime in certo qual modo i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, quando rende grazie o eleva suppliche” (dal Benedizionale).

Invito, infine, tutti a partecipare alla preghiera comunitaria indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana in occasione della Solennità di San Giuseppe, che si potrà seguire in diretta su TV 2000, alle 21. San Giuseppe è venerato come patrono della Chiesa universale: invochiamolo con grande fede ed egli sarà sicuramente intercessore di grazia per tutti noi.

Chiudo questo mio messaggio assicurandovi che ogni giorno - anzi più volte al giorno - mi ricordo davanti al Signore di tutti voi. Ricordatevi anche voi, nella vostra preghiera, del vescovo e dei vostri sacerdoti perché possiamo testimoniare in mezzo a voi, con coraggio e fedeltà generosa, la misericordia e la fedeltà del Signore. Vi saluto e vi benedico.

+ Corrado Pizziolo

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