NON SCAGLIARE PIETRE, MA COSTRUIRE...
L'editoriale de L'Azione di questa settimana.
"Ha avuto vasta eco nei giorni scorsi il voto di astensione del centrodestra al Senato, in occasione dell’istituzione di una commissione su razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio promossa dalla senatrice a vita Liliana Segre, una dei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Sono temi delicati sui quali, alla luce anche degli episodi che si susseguono, ci si aspetterebbe unanimità di intenti in vista di azioni condivise per arginare questi preoccupanti fenomeni. Invece no. C’è chi, nel centrodestra, ha giustificato l’astensione con il non accoglimento di propri emendamenti; chi ha spiegato di essere contrario a razzismo e antisemitismo… ma non c’è la necessità di una commissione; chi ha detto che astenersi è stato un errore. È l’ennesimo muro-contromuro a cui ci ha abituati la politica italiana, praticato da destra come da sinistra, che si ripete ormai in ogni ambito: in parlamento come nei consigli regionali e comunali, nei dibattiti televisivi come nei social. E ciò vale anche per i militanti, i semplici cittadini. Uno spunto prezioso sulla necessità di evitare l’intolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente viene da un discorso fatto la scorsa settimana dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama relativamente a quel che scrivono gli attivisti sui social, come Twitter o Facebook: “Se vi limitate a scagliare pietre, non andrete molto lontano: non è attivismo, questo”
Obama esorta a non dividere il mondo sempre e soltanto in buoni e cattivi, in bianco e nero, senza riconoscere le sfumature, “necessarie” anzitutto per noi, perché chi critichiamo può avere torto marcio, ma ha qualcosa in comune con noi. “Questa idea di purezza ideologica, il fatto che non si debbano mai fare compromessi, tutte queste cose, beh, dovreste superarle rapidamente”, ha spiegato l’ex presidente degli Stati Uniti, sostenendo che nella realtà il mondo è complesso, “pieno di ambiguità”. È significativo che sulle parole di Obama sia venuto un apprezzamento anche da parte repubblicana. Un opinionista di Fox News, emittente molto vicina a Trump, è arrivato a dire che Obama è “la voce della ragione”. Insomma, ad attaccarsi ai “distinguo” e a puntare sulla contrapposizione non se ne va mai fuori, qualsiasi sia l’argomento da affrontare o il problema a cui trovar soluzione. Sembra che si sia persa la consapevolezza che la politica è per sua natura l’arte della mediazione, il luogo in cui si confrontano le differenti posizioni per approdare a risposte “migliorate” grazie alla discussione, avendo di mira prima d’ogni altra cosa il “bene comune”. Per approdare a un modo di far politica efficace e rispettoso delle diverse posizioni, si potrebbe prendere spunto da un episodio importante anche se poco conosciuto della storia della Repubblica italiana. Quando, dopo la seconda guerra mondiale, Alcide De Gasperi venne convocato a Parigi dai rappresentanti dei Paesi vincitori, la sera prima chiamò nel suo albergo i suoi avversari politici – Togliatti, Nenni, Sforza, Parri – per verificare con loro, parola per parola, il documento che avrebbe letto, in un clima di piena collaborazione. E prima che De Gasperi uscisse dall’albergo per andare all’incontro, il repubblicano Carlo Sforza, suo avversario, gli disse: «Alcide, cambiati la giacca, questa è un po’ lisa nei gomiti ». Ma De Gasperi non ne aveva altre. Allora Sforza, visto che avevano quasi la stessa taglia, si levò la giacca dicendo: «Mettiti la mia che è più nuova ». C’è da augurarsi che possano esserci anche oggi altre collaborazioni simili o prestiti di giacca tra politici di partiti diversi, a livello nazionale come locale. È quanto mai necessario per svelenire il clima – in tema di razzismo, di immigrazione, di tasse, di autonomia, ecc. – e per imboccare le strade che portano alla soluzione dei problemi, anziché a polemiche e contrapposizioni infinite, che contribuiscono solo a peggiorare la situazione, come sta accadendo.
FP
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