Pasqua, promessa di vita
Il messaggio del vescovo Corrado per la Pasqua.
Mi sono chiesto in questi giorni: “Quale poteva essere lo stato d’animo degli apostoli nei giorni che precedettero e seguirono la passione e morte di Gesù?”. Per noi che ogni anno celebriamo la Settimana santa concludendola con la Pasqua di risurrezione è facile pensare che lo smarrimento e addirittura l’angoscia degli apostoli siano state semplicemente qualcosa di passeggero, facilmente cancellato dalla sua risurrezione. Pensandoci un po’ ci rendiamo conto che non può essere stato così. Se fuggirono tutti, se corsero a nascondersi, per molti giorni, nel cenacolo, un motivo ci dev’essere stato: era loro caduto il mondo addosso, potremmo dire. Ciò su cui avevano fondato la loro sicurezza e le loro speranze era completamente crollato. La crocifissione di Gesù era stata la smentita solenne e tremenda di tutti i loro progetti.
Le analogie dell’oggi con quanto vissero gli apostoli
È sempre difficile fare i paragoni tra fatti storici, eppure il momento di pandemia che stiamo vivendo ha delle notevoli somiglianze con quanto vissero gli apostoli. Anche per noi ciò che costituiva sicurezza e garanzia di stabilità sta vacillando pericolosamente: il poter muoverci liberamente, il poter incontrarci con gli altri, la garanzia di poter star bene...: tutto questo non è più sicuro. Anzi! Le prospettive per il futuro si oscurano. Pensavamo di esserci lasciati definitivamente alle spalle non solo le grandi pestilenze del passato, ma anche la grave crisi economica iniziata dieci anni fa e invece ci vediamo prospettare tempi certamente non migliori. Per noi cristiani, poi, dover celebrare la Pasqua senza poter radunarsi in chiesa per vivere la santa Liturgia, è una cosa davvero dura e disorientante. Sono perfettamente comprensibili le reazioni di sgomento e di sofferenza che si avvertono da parte di tante persone.
Cosa significa celebrare la Pasqua oggi
Ebbene, che cosa significa celebrare la Pasqua in questo tempo? Certamente non significa trovare magicamente risposta a tutte le nostre difficoltà e a tutti i nostri dubbi. Significa invece aprirsi ad una prospettiva di speranza che non viene da noi, ma ci viene donata e ci promette di poter attraversare la “valle oscura” costituita dalla tribolazione, dalla prova e dalla morte stessa. “Pur se andassi per valle oscura non avrò a temere alcun male: perché sempre mi sei vicino” (Sal 22). Così è stato per gli apostoli che – pur molto faticosamente – si sono tuttavia aperti a questa promessa di vita e di speranza nuove e si sono lasciati trasformare dalla fede in Gesù risorto. E così può essere anche per noi, in questo momento in cui siamo presi dalla paura, dalla tentazione di rinchiuderci in noi stessi e di lasciarci andare.
Dobbiamo metterci qualcosa di nostro
Certamente occorre anche metterci qualcosa di nostro: l’impegno a dar credito a questa promessa di vita; l’impegno a sostenere la nostra fede e la nostra speranza con una relazione buona con il Signore, fatta di ascolto e di preghiera; l’impegno a sostenerci a vicenda nel momento della prova; l’impegno quindi a costruire relazioni buone tra noi e con tutti... buone come quelle di cui Gesù ci ha dato l’esempio. Se – credendoci davvero – ci lasciamo guidare da questa promessa di vita e di speranza, allora anche dal momento oscuro che stiamo attraversando potrà scaturire una fonte di vita buona... più precisamente di vita pasquale, cioè risorta: “una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14). L’augurio che faccio a tutti voi cari fratelli e sorelle è che l’attraversamento di questo deserto che stiamo vivendo, ci permetta di abbeverarci – come fu per il popolo dell’antica alleanza – all’acqua che sgorga dalla roccia, simbolo di Cristo risorto, fonte viva, sorgente di speranza per noi, per la Chiesa e per il mondo intero. Buona Pasqua a tutti!
+ Corrado, vescovo
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