UNA DIGNITA' INFINITA: QUELLA DELLA PERSONA UMANA
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Porre il rispetto della dignità della persona umana, al di là di ogni circostanza, al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico: è questo lo scopo della “Dichiarazione” del Dicastero della Dottrina della Fede, presentata lo scorso 8 aprile e dal titolo: “Dignitas infinita”. La dignità infinita – si legge nell’incipit della Dichiarazione – è quella che, “inalienabilmente fondata sul suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato si trovi”.
Rileggendo la “Dichiarazione”, mi sovviene un ricordo personale di quando, allora studente delle medie, l’Insegnante di religione mi riprese perché avevo utilizzato l’espressione “persona umana”. “Quanti altri tipi di persona conosci?”, mi obiettò. In realtà, col passare degli anni, ho scoperto che esistono altri due tipi di persone: la persona divina, nell’ambito della dottrina trinitaria, e la persona angelica, in antropologia teologica. Ma, tornando alla “Dichiarazione”, credo che l’insistenza con cui il documento ritorna sull’espressione “persona umana” voglia sottolineare la stretta relazione tra “persona” e “umanità”. Il concetto di persona – così come lo intende la Chiesa – umanizza l’uomo e lo rende autenticamente tale. L’espressione “persona umana”, pertanto, non è pleonastica né una fastidiosa ripetizione, ma lo svelamento dell’identità profonda dell’essere dell’uomo, che è veramente sé stesso, quando viene riconosciuto come “persona”, cioè come essere in relazione con Dio e con gli altri. Ed è qui che si svela anche la sua altissima dignità.
Tra dignità dell’uomo e concetto di persona, pertanto, si pone uno stretto legame e su questo intreccio si snodano le prime tre parti della “Dichiarazione”. Essa richiama sinteticamente i fondamenti biblici, magisteriali e filosofici della visione cristiana di “persona” ed evidenzia alcune convergenze con la visione antropologica della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” delle Nazioni Unite (il cui 75° anniversario, celebrato nel 2023, è tra i motivi ispiratori della stessa Dichiarazione vaticana).
Tutto bene, quindi? L’umanità, un passo dopo l’altro, sta entrando in una nuova fase storica in cui è sempre più riconosciuta la dignità della persona umana? Ovviamente no. È sotto gli occhi di tutti. Questo percorso – ricorda con realismo la Dichiarazione vaticana – non è automatico, ma coinvolge la libertà e la responsabilità dell’uomo, non senza “ombre e pericoli di involuzione”. Ad essi è dedicata la quarta ed ultima parte della Dichiarazione, che, senza pretesa di esaustività, passa in rassegna “alcune concrete e gravi violazioni della dignità umana”. Ne indica tredici: alcune sono state denunciate più volte dal magistero (povertà, guerra, migrazioni, tratta delle persone, abusi sessuali, violenze contro le donne, aborto, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili); altre sono in qualche modo più “recenti” e per questo capaci di solleticare maggiormente l’attenzione dei mass media (maternità surrogata, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale).
Che cosa resterà di questo documento vaticano sulla dignità umana? Rimarrà – come altri documenti o appelli pontifici – una “voce che grida nel deserto” in un mondo che sembra avere sempre meno rispetto della vita e della dignità della persona? La Dichiarazione può essere, certamente, un aiuto per fare chiarezza su alcuni aspetti che oggi rischiano di essere offuscati nella coscienza di diverse persone (ciò vale soprattutto per la quarta parte). Più complessivamente, la Dichiarazione ribadisce con forza quello che è un punto centrale del messaggio evangelico e che tutti gli uomini e donne di buona volontà devono tenere in altissima considerazione: la dignità della persona – di ogni persona umana – è infinita e, come tale, va riconosciuta e rispettata. Già solo questo, oggi, appare eversivo e rivoluzionario.
Alessio Magoga
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