Credere con la vita
La riflessione sul vangelo della domenica.
Domenica 16 aprile - Pasqua, risurrezione del Signore - anno A - salmi propri - colore liturgico bianco At 10, 34a. 37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo
Tre persone ruotano attorno all’avvenimento della risurrezione di Gesù: Maria di Magdala “vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Si incontra con il sepolcro scoperchiato e vuoto. Questo scenario crea in lei incomprensione e paura. Corre di rimbalzo da Simon Pietro e dal discepolo che Gesù amava in cerca di un appoggio, annunciando il vuoto della tomba e del suo cuore. Questo atteggiamento diventa spesso il nostro atteggiamento. Davanti ad una prova, quando i nostri sentimenti svaniscono, nel momento in cui siamo sgomentati dal silenzio di Dio, anche noi, come la Maddalena, ci troviamo di fronte al vuoto della tomba con dentro di noi il vuoto del cuore. Anche noi cerchiamo un appoggio. E spesso non troviamo nulla a cui aggrapparci. E così possiamo trovare tante tombe vuote attorno a noi. Pietro “entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là e il sudario non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte”.
Pietro, spesso pauroso, ha osato affrontare il vuoto della tomba. Assume un po’ l’atteggiamento dell’investigatore che, da buon detective, va in cerca di indizi credibili. Ma si ferma all’istante lì, sconvolto, senza giungere a conclusioni significative. Anche questo atteggiamento risulta spesso il nostro. A tutt’oggi la risurrezione di Gesù risulta essere per noi un profondo mistero. Siamo sempre alla ricerca di spiegazioni convincenti. E questa ricerca si affaccia puntualmente sul proscenio della nostra vita ogni anno quando è Pasqua. Sembriamo essere amanti dei documentari capaci di dimostrare ciò che realmente è avvenuto. E puntualmente ogni ricerca scientifica ci riporta ad un lenzuolo posto a lato e a delle bende piegate a parte. Ma il Vivente non c’è. È qui che deve entrare in gioco la nostra fede che, sostanziata dalle Scritture, canta: “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”. Giovanni: “entrò il discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Giovanni nella sera dell’angoscia aveva posto la sua testa sul cuore di Gesù. Aveva sentito vibrare i suoi battiti. Questa vibrazione divina faceva ancora pulsare il suo cuore di discepolo.
Immerso nel vuoto della tomba Giovanni percepisce le vibrazioni divine di quel cuore che sono ancora più vive che mai. È questo il frutto dell’amore che non cessa di battere nemmeno di fronte alla morte, che non ha bisogno di prove scientifiche. Giovanni ha creduto con il cuore. È nella misura con la quale entriamo in confidenza con Gesù che noi costruiamo con Lui una vera e profonda relazione d’amore. Anche noi tutti, in questa Pasqua, possiamo andare oltre le apparenze, senza le evidenze, per vedere con il cuore e credere con la vita. La Pasqua è, per ogni cristiano, l’inizio del pellegrinaggio al sepolcro vuoto. Ogni domenica il sepolcro ci attende per riempirlo della pienezza della Parola in quanto tutto si è compiuto “secondo le Scritture”. Qui è possibile essere vittoriosi sulle forze di morte, cioè su tutto ciò che ci spinge al pessimismo, alla delusione, allo scoraggiamento, in una parola, a cedere davanti alle difficoltà. È la fecondità della Parola che ce lo fa incontrare risorto nel gesto dello spezzare il pane. Solo i ricercatori appassionati e instancabili del Risorto diventano gli annunciatori credibili e completi di questo evento pasquale. È qui che trova senso il pianto della gioia. E qui la gioia, nata dal pianto della vita, diventa contagiosa.
Don Piergiorgio Sanson
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