È apparsa la grazia
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 13 gennaio - Battesimo del Signore - anno C - salmi propri - colore liturgico bianco Is 40, 1-5. 9-11; Sal 103; Tt 2, 11- 14; 3, 4-7; Lc 3, 15-16. 21-22 Benedici il Signore, anima mia
Gesù verso i 30 anni decise di cambiare vita. Fino ad allora era sempre vissuto a Nazaret, dove esercitava il mestiere di falegname o qualcosa del genere. È sempre un momento importante quando nella vita si aprono nuove prospettive e si decide di cambiare. Non ci si deve meravigliare se anche in Gesù, il Figlio di Dio, è successo questo. Noi non conosciamo il mistero della vita di Dio, ma sappiamo che la vita dell’uomo comporta cambiamenti continui, se si vuole crescere, e Gesù era vero uomo. Non sarebbe tale se la sua vita fosse un copione già tutto conosciuto in precedenza. Dunque parte, attratto anche lui da quanto stava succedendo lungo il Giordano, dove la gente si ammassava attorno alla figura di Giovanni che spronava la gente a cambiare perché qualcosa di G grande stava per avvenire. “Il popolo era in attesa”, dice il vangelo. Un’attesa che nasceva probabilmente dal diffuso malcontento. La vita, per chi sa leggerla a fondo e non si accontenta di viverla in superficie, comporta sempre insoddisfazione. Nessuno è mai completamente contento e se lo afferma mente a se stesso. In certe situazioni questa insoddisfazione emerge maggiormente e diventa un clima generale. Penso che noi stiamo vivendo attualmente uno di questi periodi. Tanti fatti lo segnalano. In questi giorni in molti Paesi ci sono manifestazioni di piazza di gente scontenta. Troppi veloci cambiamenti in tutti i campi, incominciando dal clima, ci mettono in ansia: dove andremo a finire? Quando Gesù arrivò al fiume per fare anche lui quel lavaggio di rigenerazione, trovò questo clima di attesa e di malcontento che faceva guardare a Giovanni come a colui che poteva risolvere le cose. E Giovanni che diceva: “Calma, non sono io, deve arrivare un altro molto più forte di me”.
Poi successe il fatto: mentre Gesù era concentrato in preghiera si sentì la voce che diceva: “Tu sei il figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento”, e il volo misterioso di una colomba. Era il Padre che parlava e la colomba era il segno dello Spirito di Dio che investiva Gesù. Dall’Alto, “dal cielo aperto”, si diceva a Gesù: “Vai! È giunto il momento di dare inizio al grande disegno”. Da allora si è diffusa la bella notizia: Dio ci ama e si prende cura di noi; non siamo gettati in una esistenza in cui non si capisce nulla e dove può succedere di tutto. Ciò che annuncia Isaia nella prima lettura si è avverato: “Consolate, consolate il mio popolo… Ecco, il Signore Dio viene... come un pastore egli fa pascolare il gregge”. Perché, come dice Paolo a Tito nella seconda lettura, “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini”. È questo annuncio che dobbiamo tenere sempre vivo nel nostro cuore di credenti. E attingendo ad esso noi possiamo affrontare i tempi di forte malcontento senza fare scelte affrettate e sbagliate. Perché nella vita dobbiamo scegliere e decidere sui mezzi concreti per avere sicurezza, benessere, pace. Non sono io, dice Giovanni alla gente. Attingendo alla luce dello Spirito Santo, mettendoci “in preghiera”, come Gesù, non dobbiamo buttarci tra le braccia del primo che appare forte e fa grandi promesse; dobbiamo “discernere”, un verbo quanto mai importante per i nostri tempi, per non entrare in contraddizione con la nostra fede.
Don Gianpietro Moret
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