CAORLE: messa e processione alla Casa diocesana Bruno e Paola Mari
Nella solennità dell'Assunta, presieduta del vescovo Corrado
Nella serata di ieri, presso la Casa diocesana "Bruno e Paola Mari", a Caorle, si è tenuta la celebrazione eucaristica nella solennità dell'Assunzione della beata vergine Maria. Presieduta dal Vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo, è seguita la processione attorno alla Casa. Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia del Vescovo.
Per meditare e gustare il senso di questa solennità, lasciamoci guidare dal testo della liturgia, e precisamente dal prefazio, cioè da quella preghiera che proclameremo fra poco all’inizio della preghiera eucaristica.
Questo testo liturgico, cioè il prefazio, è sempre molto ricco e istruttivo, dal momento che ricorda il senso della celebrazione liturgica che stiamo vivendo e ne approfondisce il significato per noi.
Lo fa anche in questa solennità ricordando anzitutto ciò che noi celebriamo: “Oggi la vergine Maria, madre di Dio, è stata assunta in cielo“.
Perché dice “oggi“? È l’oggi della liturgia. Non sempre ce lo ricordiamo, ma la liturgia ha questa potenzialità che non è dovuta alla bravura di colui che presiede la celebrazione o alla devozione dell’assemblea, ma è operata dallo Spirito Santo: misteriosamente, ma realmente lo Spirito Santo opera in modo che nella celebrazione liturgica noi ci rendiamo contemporanei all’evento che celebriamo, sia esso la nascita di Gesù a Natale, sia esso la morte e risurrezione di Gesù a Pasqua, sia esso la discesa dello Spirito Santo sia, questo evento, l’Assunzione di Maria al cielo: ci rende contemporanei a quell’evento e rende quell’evento contemporaneo a noi: “Oggi la vergine Maria, madre di Dio, è stata assunta in cielo”.
Non facciamo quindi soltanto una semplice commemorazione, ma compiamo un atto in cui si rende misteriosamente, ma realmente presente a noi l’evento che celebriamo e noi ad esso.
In secondo luogo il testo del prefazio ci ricorda il perché di questo evento: “Tu (evidentemente ci si rivolge al Padre) tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che in modo ineffabile ha generato nella carne il tuo Figlio, autore della vita”.
Il testo del prefazio è una preghiera e quindi si rivolge al Padre individuando nella sua volontà l’evento miracoloso dell’Assunzione al cielo del corpo della beata vergine Maria. Perché è proprio questo che noi celebriamo nell’assunzione di Maria: non semplicemente l’immortalità della sua anima, ma il fatto che il corpo umano, mortale, carnale di Maria partecipi pienamente alla vita stessa di Dio. Com’è avvenuto per Gesù, se ci pensiamo.
Proprio per questo nella seconda lettura, San Paolo ci dice che Cristo è risorto dei morti, primizia di ciò che accadrà a tutti i credenti in lui: “Cristo è risorto dei morti, primizia di coloro che sono morti. E come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo”. Cioè noi.
E tuttavia, ben prima della sua venuta alla fine dei tempi Dio ha voluto realizzare in Maria ciò che è avvenuto in Gesù e ciò che avverrà alla fine dei tempi per tutti noi.
E perché? La fede della chiesa si è data questa risposta: il Padre non poteva accettare che conoscesse la corruzione del sepolcro il corpo da cui aveva preso carne e vita il Figlio eterno fatto uomo.
“Grandi cose ha fatto per me l’onnipotente e Santo è il suo nome”: così canta Maria nel Magnificat che abbiamo letto nel Vangelo. Queste “grandi cose” sono certamente l’incarnazione del Figlio eterno di Dio nel suo grembo, ma certamente una di queste “grandi cose”, è stata anche il dono anticipato che Dio ha fatto a Maria di partecipare pienamente alla risurrezione del figlio suo Gesù; la sua Assunzione al cielo.
Capiamo allora la terza affermazione che farà il prefazio. Dopo averci detto che facciamo festa per l’assunzione di Maria; che celebriamo una delle grandi opere di Dio il quale ha realizzato anticipatamente in Maria la potenza di vita della risurrezione di Gesù.
Questo evento e questa nuova e straordinaria situazione in cui si trova Maria hanno un effetto reale anche per noi; ci toccano profondamente e in maniera decisiva
In che modo? Sono, anzitutto, un segno di sicura speranza e di consolazione per noi pellegrini su questa terra. Abbiamo bisogno di questo segno?
Certamente sì. Anche noi siamo chiamati come Maria a credere nell’adempimento di ciò che il Signore ci ha detto. Ma quanta fatica facciamo a fare questo atto di fede, specialmente quando la nostra fede è alle prese con la tentazione, la prova, la tribolazione (cf. la prima lettura).
Abbiamo bisogno che la nostra fiducia e la nostra speranza siano sostenute, confermate, aiutate. E questo aiuto ci viene in modo tutto particolare dalla figura e dalla presenza di Maria: segno di sicura speranza e consolazione per il popolo pellegrino sulla terra.
La presenza di Maria è una luce che illumina i dubbi, le fatiche, le incredulità da cui spesso ci troviamo afflitti. “Stella mattutina”, luce che annuncia il giorno gioioso e senza fine del Paradiso.
In secondo luogo dice il testo del prefazio “Maria assunta in cielo risplende come primizia e immagine della Chiesa, chiamata la gloria”. In Maria la Chiesa trova già una sua realizzazione (“primizia”) e, insieme, vede realizzata la sua identità. In altre parole Maria è immagine di ciò che il popolo di Dio, la Chiesa, è chiamata ad essere: relazione, cioè comunione totale e gioiosa con Gesù morto e risorto e, tramite lui, con il Padre.
Capiamo meglio, allora, il senso delle parole con cui abbiamo pregato nella preghiera Colletta: “Fa che (come singoli discepoli e come famiglia, cioè come Chiesa) viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria”. Quella gloria che risplende come primizia e immagine in Maria.
“Pasqua dell’estate” è la solennità dell’Assunzione: una bellissima definizione che nutre la nostra fede e sostiene la nostra speranza.
Ringraziamo il Signore per il dono di questa solennità e invochiamo con insistenza il dono dello Spirito perché ci aiuti a comprenderne il senso e viverlo con fiducia e perseveranza.
(Foto: l'effigie della Madonna venerata presso la cappella di Casa "Bruno e Paola Mari", dalla pagina Fb della Casa)
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