SAN GIACOMO DI VEGLIA: il saluto a madre Maria Agnese
Il funerale si è tenuto lo scorso 16 agosto nella chiesa del monastero dei Ss. Gervasio e Protasio
Lo scorso 14 agosto, all’età di 96 anni, si è spenta madre Maria Agnese (Lea) De Coppi, monaca del monastero cistercense di San Giacomo di Veglia. “Madre Agnese – ha commentato sr. Aline Pereira Ghammachi, abbadessa del monastero – era una colonna per noi. Nella sua vita si è dedicata a pregare per le tante intenzioni che le venivano affidate, con grande fede e devozione. Per tanto tempo ha fatto parte del Consiglio dell’abbadessa e seguiva diversi vari lavori in casa. Da quattro anni era malata e, anche se non poteva più lavorare, ci teneva a partecipare alle preghiere con noi in chiesa: questo dice la sua forza di volontà. Per noi resta il suo esempio di fede e di perseveranza. Ci mancherà, ma sappiamo che ora contempla il volto del Signore: quel volto che durante la vita ha tanto amato”.
Il funerale è stato celebrato martedì 16, nella chiesa del monastero, gremita di familiari e amici, ed è stato presieduto da don Giulio Fabris, parroco di San Giacomo, insieme ad altri tre sacerdoti legati a sr. Agnese e alla comunità del monastero. Al termine della celebrazione, in processione, la salma è stata accompagnata nel cimitero del monastero, dove ora riposa. Riportiamo qui di seguito alcuni passaggi dell’accorata e intensa omelia di don Giulio.
«Madre Agnese, questa nostra sorella, ci ha lasciato e lo ha fatto con il cuore in pace. Entrata in monastero nel ‘47, dopo tre anni di formazione ha fatto la professione perpetua. Era nativa di Tarzo, Colmaggiore per la precisione. Dopo essere stato ordinato prete, sono stato mandato cappellano proprio a Tarzo. E qui mi han subito detto che c’era una suora del paese in monastero a San Giacomo. Sono venuto a trovarla. E da quella volta tanti altri incontri si sono susseguiti. L’ho vista sempre come una donna di grande forza d’animo, decisa nelle sue scelte e nel seguire il Signore. Una donna di fede che pregava molto per la comunità, per la Chiesa, per i suoi familiari... Ha trovato qui in monastero una comunità che l’ha accolta. E lei si è messa a disposizione, ha lavorato tanto in questo monastero. Una volta ammalata, era dispiaciuta di non poter più dare il suo contributo materiale; allora ha trasformato tutta la sua vita in preghiera: era sempre presente in coro nei momenti comunitari. Cantava e si sentiva, perché aveva una bella voce.
Agnese ha condotto una vita bella. Secondo il vangelo, una vita bella non è libera da difficoltà, costrizioni e combattimenti, ma anzi è una vita di combattimento per radicare in sé e attorno a sé il vangelo e per viverne intensamente: è un combattimento per camminare verso l’assoluto, per spogliarsi di sé e lasciarsi guidare da Dio.
In un mondo piuttosto indifferente ed egoista, il fatto che ci siano ancora oggi persone capaci di offrire la vita a Dio e agli altri è qualcosa di bello, meraviglioso: è una benedizione per la chiesa ma anche per la società. Il mondo considera talvolta queste persone come “rinunciatarie”, ma quando esse vivono con convinzione - come suor Agnese - la loro vocazione e sanno fare della loro vita un appuntamento con il dono di sé e con la croce, esse svolgono una grande missione: esse donano speranza.
Il religioso o la religiosa fissa il suo sguardo sulle cose eterne; non si accontenta delle cose superficiali; è una persona esigente ed interpreta anche l’esigenza vera e profonda di ogni uomo – vivere per l’unica cosa necessaria. Il religioso non è colui che lascia tutto, ma è colui che vuole tutto, perché ha incontrato Colui che è tutto, cioè Cristo, e a lui si dona. È una questione d’amore, quindi, come diceva la prima lettura di oggi (l’inno alla carità di san Paolo: 1 Cor 13). Sr. Agnese si è fatta religiosa per vivere nell’amore e nel servizio e non ha mai rinnegato questa scelta; si è applicata ad esservi fedele fino alla fine e l’ha vissuta nel quotidiano, in ogni circostanza, sempre. Decidere di vivere nell’amore come Cristo è una grande avventura: nessuno può dire di aver vissuto alla perfezione, ma importante è tendere al compimento di questo amore, nella consapevolezza dei propri limiti (...) Penso che sr Agnese sarebbe contenta nel vedere che sottolineiamo la sua forza d’animo, la sua preghiera, la sua unione con il Signore, il suo coraggio nella ricerca dell’amore.
Possiamo affidare con fiducia questa nostra sorella al Signore, sicuri che Cristo porta al Padre tutti coloro che gli si sono affidati. Chiediamo a Cristo di donarle la vita eterna (...) Permettetemi di concludere con un grazie a tutti i parenti e familiari, che venivano a confidarsi con sr Agnese e ottenevano da parte sua tanta preghiera. Permettetemi anche un grazie a tutta la comunità delle suore del monastero che ha accolta sr Agnese, sempre amata e curata, sostenuta, come fa una mamma con i suoi figli (...) A tutti e a tutte, grazie».
(foto: onoranze funebri Da Ros - Vittorio Veneto)
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