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VENETO: Zaia, verso nuove restrizioni

Gli assembramenti "spettacolo immondo"

VENETO: Zaia, verso nuove restrizioni

Si va verso nuove restrizioni. Riguarderanno con ogni probabilità soprattutto il fine settimana e i giorni festivi e la possibilità di spostarsi da una località all'altra.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, anticipa solo il criterio di fondo di una decisione che verrà presa nei prossimi giorni, dopo la consultazione con i sindaci della regione e il Governo.

«Lo spettacolo immondo di quel che è accaduto sabato e domenica – attacca Zaia - nonostante la crisi è indescrivibile. Ci sono arrivate segnalazioni dappertutto: parcheggi pieni ad Asiago, intasamento stradale per andare sulle Dolomiti, città prese d'assalto... Il sindaco di Treviso è stato costretto, alle 16, a mettere transenne per chiudere la città; almeno 50mila persone sono entrate in centro storico. E lo stesso è successo in piazza Ferretto a Mestre e nei centri di Verona, Vicenza e Padova. Così è difficile vincere la battaglia contro il Covid».

Tanto più visto che i numeri del contagio non sono in calo, se non marginale; e in Veneto, facendo il confronto con il momento più acuto della prima ondata, oggi i dati sono più pesanti: 373 persone in terapia intensiva contro il picco di 356 il 31 marzo scorso; ma soprattutto 3.267 degenti complessivi negli ospedali contro 2.028 di fine marzo. Una pressione che si fa sentire al punto che l'Ulss più in difficoltà, quelal di Verona, ha già deciso di tagliare un ulteriore 30% di servizi ai malati non Covid per concentrare risorse e personale sui contagiati per la pandemia.

I comportamenti visti nello scorso fine settimana «sono una sconfitta», sottolinea Zaia, «perché non può essere che per tutto occorra una legge. Vuol dire che, sia pure per un contingente ristretto di popolazione, il senso civico non esiste. E vuol dire che quelle persone delegano il bene collettivo all'istituzione: facendo assembramento per lo shopping si chiamano fuori da questa partita».

E infine, conclude il Governatore, «è immondo e vomitevole che ci sia una cultura strisciante, non imperante e non maggioritaria, ma presente, secondo la quale questo è il virus dei vecchi e, dunque, se la vedano loro. È vergognosa questa posizione e non può essere l'alibi per andare in giro e fare assembramento».

Dietro l'angolo, insomma, nuove misure di restrizione. Non per niente Zaia cita Angela Merkel e il lockdown imposto per le stesse ragioni dalla Cancelliera a tutta la Germania, a partire da mercoledì 16...

Giorgio Malavasi

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