Partiti necessari e pericolosi
L'editoriale di don Giampiero Moret.
Spesso, in questi tempi, si sente invocare a gran voce una “Politica” con la “P” maiuscola da contrapporre alla politica vigente che sarebbe una politica con la “p” minuscola. Sono espressioni vaghe che manifestano più il disgusto per l’attuale politica che un indirizzo politico definito. Tuttavia si può intuire che cosa si intende con la prima espressione: una politica che sia animata da alti ideali e che affronti i veri problemi del Paese. Mentre con la seconda si intende la politica delle risse volgari, dei teatrini disgustosi, delle oscure trame, degli scambi illeciti di favori che sono soprattutto opera dei partiti. C’è un diffuso disgusto verso il sistema dei partiti. Tanto che i protagonisti delle più recenti votazioni fanno di tutto per presentarsi con vesti differenti dai partiti tradizionali, ma che il più delle volte sono solo abili travestimenti. a è possibile una politica con la “P”, senza passare per la politica con la “p”? Cioè è possibile una attività politica senza il sistema dei partiti? Spesso qualcuno propone l’abolizione dei partiti visti i guasti che provocano. Di fatto ci sono stati e ci sono attualmente regimi politici che fanno piazza pulita dei partiti, ma sappiamo di che si tratta: di dittature. Meglio tenerci i partiti. È impossibile pensare una democrazia senza i partiti. Il popolo sovrano non è mai un tutto omogeneo. È formato da componenti che hanno interessi diversi e visioni diverse della vita e i partiti hanno la funzione di coagulare le differenze in varie forze politiche definite in lotta tra loro.
Chi ottiene la maggioranza dei consensi governa. Inoltre la volontà, o meglio le volontà del popolo non possono esprimersi direttamente su tutte le questioni per cui si rende necessaria la mediazione dei rappresentanti e anche in questo caso i partiti hanno la funzione di selezionare il personale che rappresenterà il popolo. Queste sono le sane procedure della democrazia che dobbiamo difendere. Anche se a volte si incagliano in trattative estenuanti e in lungaggini, come in questo periodo post elettorale. Perché le elezioni producono a volte risultati poco chiari per cui si fatica a formare un governo. E questo succede perché non si riesce trovare un sistema elettorale efficace e adatto all’indole del popolo. La democrazia è fatta anche di questi aspetti poco entusiasmanti. Ma sono limiti intrinsechi che si devono accettare. tuttavia il sistema dei partiti non ha in sé solo questi limiti, ma è anche abitato da dinamiche perverse che portano alle degenerazioni della democrazia. Si possono sintetizzare nella tendenza del partito a muoversi in un’unica direzione: conquistare voti. Quando questa tendenza prevale, non ci sono ideali politici che tengano. Non ci sono norme e- E tiche da rispettare. Tutto viene sacrificato all’unico idolo: la vittoria elettorale. Un aspetto soprattutto diventa deleterio: stimolare le tendenze meno costruttive di una buona convivenza presenti nella gente. Tutti vorremmo avere benessere subito senza tante fatiche, tutti abbiamo istintiva paura di presenze estranee, tutti facciamo fatica a cooperare e a sacrificare qualcosa del proprio per il bene di tutti. Sono tendenze negative che impediscono la crescita di una società più umana. I partiti che solleticano queste tendenze sono corruttori del popolo. Si dice che il popolo sceglie sempre bene. Non è vero. Abbiamo numerose prove storiche che documentano che spesso attraverso le libere elezioni si sono spalancate le porte a governi disastrosi. i fronte alla miseria in cui spesso cade la politica, è giusto reagire e invocare una politica alta, ma bisogna anche farla scendere nel terreno impervio delle procedure estenuanti della democrazia, altrimenti essa rimane nel cielo delle utopie che lasciano le cose come sono. La via giusta è tenere sempre strettamente congiunta la politica con la “P” insieme alla politica con la “p”. Il nodo cruciale sono i partiti: da una parte elementi necessari per la democrazia e dall’altra fattori deleteri per la democrazia. Bisogna tenerli sempre sotto controllo per impedire la D degenerazione e stimolare la loro evoluzione in forme sempre più adeguate al fine di una sana pratica democratica. Sono solo strumenti da maneggiare con cura. Questo ci porta a dire che il volante sta alla fin fine sempre in mano di noi elettori. Siamo noi che dobbiamo resistere per non farci corrompere da essi. Resistiamo non quando ci asteniamo dal voto, ma quando neghiamo il voto a quelli che promettono cose impossibili o che sollecitano le nostre paure e i nostri egoismi e premiamo quelli che presentano programmi giusti e fattibili. E le giuste scelte sono in grado di farle solamente cittadini consapevoli e animati da grande senso civico.
GpM
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